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L’allarme dei presidenti di Regione: con il green pass nelle aziende scoppierà il caos

Allo stato attuale delle cose, con il Green Pass che dal 15 ottobre diventerà obbligatorio nei luoghi di lavoro, molte aziende potrebbero trovarsi in difficoltà, dato che un numero di lavoratori stimato tra 3,5 e 4 milioni è privo di vaccino e dovrà ottenere il green pass con il tampone. A lanciare per primo l’allarme è stato il governatore del Veneto, Luca Zaia, che in un’intervista [1] ha affermato: «Non avete idea del caos che scoppierà nelle aziende il 15 ottobre, perché non saremo in grado di offrire a tutti i non vaccinati un tampone ogni 48 ore. Gli imprenditori con cui parlo io sono preoccupatissimi».

Nonostante il Veneto abbia un’alta percentuale di persone vaccinate (l’83% [2] degli over 12 ha fatto almeno la prima dose), Zaia ha ricordato che i non vaccinati nella regione sono 590mila nella fascia compresa tra i 18 e i 69 anni ed ha in tal senso affermato: «Poniamo che la metà di loro lavori. Ebbene, noi in Veneto facciamo circa 50mila tamponi al giorno per i positivi e i loro contatti stretti, più altri 11mila nelle farmacie. Sono 60mila test. Dunque non c’è la capacità di controllare tutti i non vaccinati ogni due giorni». Inoltre ha aggiunto: «Se il Veneto non è in grado di garantire la capacità di test non ce la faranno neanche le altre Regioni, temo».

Proprio per questo, Zaia chiede al governo di «consentire di fare i test fai da te – ossia i tamponi nasali, certificati e diffusi in tutto il mondo – nelle aziende, con la sorveglianza delle imprese». Essi, inoltre, «se acquistati in grandi stock possono costare dai 4 ai 7 euro», mentre per ciò che concerne la durata dei tamponi il governatore ha aggiunto che nella Conferenza dei presidenti delle Regioni era stato «proposto di consentire di fare i tamponi ogni 72 ore».

In pratica secondo il governatore del Veneto bisogna correre assolutamente ai ripari, onde evitare che centinaia di migliaia di lavoratori possano perdere il lavoro non per colpa loro, ma per l’impossibilità produttiva di sottoporsi al test anti Covid. Si tratta di preoccupazioni condivise anche da Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni, il quale in un’intervista [3] rilasciata al quotidiano La Stampa ha dichiarato che le criticità sopracitate le ha «segnalate nell’ultima riunione con il governo», che per evitare il caos nei luoghi di lavoro «deve intervenire tempestivamente e consentire così alle imprese di organizzarsi».

Inoltre, per quanto riguarda le ipotesi di allungare la durata del tampone e ridurne il prezzo ha affermato che «bisogna considerarle con attenzione» e che «in altri Paesi europei la validità del tampone è già di 72 ore», mentre in merito alla proposta di autorizzare le imprese ad effettuare i test nasali rapidi fatta da Zaia, Fedriga ha dichiarato: «È sicuramente da valutare, del resto sono test già acquistabili in farmacia. Se si sceglie di percorrere questa strada, però, bisogna fare presto, perché il 15 ottobre è arrivato e le aziende non possono organizzarsi dall’oggi al domani».

Detto ciò, questi sono solo alcuni dei problemi derivanti dalla scelta del governo, che ha esteso senza pensarci due volte il lasciapassare ai lavoratori e non ha fatto i conti con una moltitudine di criticità. Ad esempio, se la situazione non dovesse cambiare, dal 15 ottobre migliaia di persone non potranno lavorare [4] se non sottoponendosi al tampone, nonostante si siano vaccinate.

Inoltre, delle difficoltà vi saranno anche per gli autotrasportatori: come affermato dal presidente di Fai Liguria [5] (Federazione Autotrasportatori Italiani), Davide Falteri, una percentuale variabile (tra il 20 e il 30%) degli autisti – che vengono anche da paesi in cui non è previsto l’utilizzo del Green Pass – non ha il lasciapassare, e «fare un tampone ad un autista che guida un mezzo pesante prima che si rechi in un porto o in una piattaforma logistica è complicato, dato che egli non potrebbe, ad esempio, parcheggiare in mezzo alla strada e recarsi in farmacia». Dunque, bisogna «trovare soluzioni concrete». Le stesse soluzioni concrete che il governo, dato il poco tempo a disposizione, probabilmente il 15 ottobre non avrà ancora fornito.

[di Raffaele De Luca]