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L’impero di Facebook è andato in cortocircuito, e non sarà l’ultima volta

Lunedì 4 ottobre 2021 le app e le pagine web sotto all’ombrello di Facebook Inc. sono risultate irraggiungibili per almeno sei ore. Niente Facebook, niente WhatsApp, niente Instagram, niente Messenger e niente OculusVR. Un evento che ha del cataclismatico, tenendo conto che viviamo in un’era in cui i social rappresentano il nucleo delle interazioni, del marketing e del commercio. Un evento tanto straniante che alcuni hanno teorizzato sin da subito l’intervento invasivo di hacker dalla deriva anarchica, ma che sembra spiegarsi in tecnicismi tutt’altro che accattivanti.

In coda alla crisi, Facebook Inc. ha infatti pubblicato sul suo blog una dichiarazione [1] con cui ha chiesto scusa ai suoi utenti, assicurando che i tecnici stiano lavorando per riportare a pieno regime il sistema e spiegando che le cause del disservizio sarebbero legate a una non meglio specificata «variazione di configurazione» dei router. L’azienda assicura inoltre che nessun dato sia stato compromesso.

Non è chiaro quali siano state le modifiche scatenanti, tuttavia il traffico tra i vari centri dati è stato temporaneamente annichilito, dettaglio che ha portato alcuni analisti a pensare che la Big Tech stesse ricalibrando il suo Border Gateway Protocol (BGP), il protocollo di routing che ottimizza i percorsi del traffico dati, o che abbia toccato il Domain Name System (DNS), il sistema usato per assegnare i nomi ai nodi di Rete. L’intoppo ricorda comunque da vicino quanto già accaduto lo scorso 19 marzo e non è da escludere che la nostra crescente dipendenza dalla digitalizzazione ci porterà sempre più a vivere episodi di crisi affini a quello appena terminato, se non altro perché i sistemi di comunicazione tradizionali faticano a reggere il passo delle Big Tech.

L’incidente non ha comunque posto in buona luce Facebook Inc., il quale ha dovuto appoggiarsi a Twitter, [3] social network della concorrenza, per comunicare con la propria utenza, il tutto mentre il sistema di messaggistica Telegram si è trovato a dover reggere il traffico di tutti coloro che normalmente fanno affidamento su WhatsApp e Messenger. Il risultato è stato comunque un effetto a catena che ha parzialmente sovraccaricato i canali di comunicazione internettiani, da Zoom a Gmail tutti sembrano infatti aver registrato disservizi di qualche tipo.

Passata la tempesta, molti fanno notare che il titolo in Borsa di Facebook sia immediatamente crollato del 5% e che il valore attribuito al CEO Mark Zuckerberg sia calato in un solo colpo di più di 6 miliardi di dollari. Una volatilità che, a ben vedere, non sarebbe però da attribuire tanto all’inciampo tecnico, quanto alla funesta settimana che attende l’azienda: proprio oggi Frances Haugen, ex ingegnere informatico di Facebook, porterà al Senato statunitense documenti e testimonianze che dovrebbero dimostrare la deliberata decisione della ditta digitale di peggiorare la società pur di garantirsi un ritorno economico.

[di Walter Ferri]