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Farm to Fork: in Europa lo scontro tra interessi ambientali e agrobusiness

Nell’ultimo periodo le politiche europee che hanno a che fare con la sostenibilità ambientale stanno generando un vero e proprio scontro tra coloro che fanno parte del mondo agricolo e gli ambientalisti, con i primi che cercano di porre un limite al perseguimento della tutela dell’ambiente a tutti i costi ed i secondi che, invece, non sono disposti ad accettare mezze misure.

A tal proposito, innanzitutto bisogna ricordare che dopo il primo ok [1] del Parlamento Ue alla riforma della politica agricola comune (PAC), con la Commissione parlamentare Agricoltura che ha approvato l’accordo di giugno del trilogo (Parlamento, Commissione, e Consiglio Ue) sui tre regolamenti che disciplineranno la PAC 2023-2027, la stessa Commissione Agricoltura (AGRI) e la Commissione Ambiente (ENVI) hanno approvato [2] con un voto congiunto la relazione sulla Strategia Farm to Fork, presentata dalla Commissione europea [3] nel maggio del 2020. Essa, così come la PAC, rappresenta un tassello fondamentale del Green Deal europeo [4] (piano con cui si mira a raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050) e in tal senso con l’adozione della relazione, che «dovrebbe essere discussa e votata in plenaria ad ottobre», gli eurodeputati hanno sostenuto l’obiettivo della Farm to Fork di rendere sostenibili i sistemi alimentari dell’Ue, riducendo la loro impronta ambientale e climatica, pur continuando a garantire la sicurezza alimentare e l’accesso ad un’alimentazione sana.

Gli stessi eurodeputati che hanno dato il via libera al testo sulla strategia, hanno però anche adottato 48 “emendamenti di compromesso” [5] ed hanno chiesto, tra l’altro, di imporre un tetto massimo nei confronti delle emissioni del settore agricolo e di «ripristinare e migliorare i pozzi di carbonio naturali». Tuttavia, proprio in seguito alle proposte dei membri delle commissioni si sono palesate le tendenze conservatrici dell’agrobusiness. Critiche sono infatti arrivate da parte di “Copa-Cogeca”, il più forte gruppo di interesse per gli agricoltori europei che esprime la voce unanime di questi ultimi e delle cooperative agricole dell’Ue, il quale tramite un comunicato [6] ha precisato che gli eurodeputati «hanno deciso di andare oltre la strategia proposta dalla Commissione e di rendere la necessaria transizione insostenibile per gli agricoltori». Ciò poiché sono state fatte «proposte che superano il limite e mettono in pericolo la nostra sovranità alimentare, il futuro della nostra agricoltura e delle nostre zone rurali». Perciò, si legge ancora nel comunicato, Copa-Cogeca chiede a «tutti gli eurodeputati, che dovranno prendere posizione in plenaria, di sostenere la riformulazione delle proposte più penalizzanti approvate da AGRI ed ENVI così da garantire la fattibilità della transizione verso un sistema alimentare più sostenibile».

Diversa invece la posizione di Paolo De Castro, coordinatore del gruppo socialisti e democratici (S&D) alla commissione AGRI, secondo cui [7] gli emendamenti costituiscono una «robusta correzione di rotta verso la dimensione economica e sociale». La sua visione, però, è stata criticata dal responsabile Agricoltura del Wwf Italia, Franco Ferroni, che ci ha rilasciato un commento in merito. Egli, dopo aver premesso che «le Strategie UE non sono vincolanti per gli Stati membri e devono tradursi in Direttive o norme regolamentari» e che «con l’approvazione dei nuovi Regolamenti della PAC si è persa l’occasione di recepire gli obiettivi delle due Strategie UE Farm to Fork e Biodiversità 2030 [8], motivo per cui ora lo strumento più importante per l’attuazione di tali strategie è il Piano Strategico Nazionale della PAC (la cui redazione in Italia è in grave ritardo)», ha criticato «l’uso strumentale che alcuni parlamentari italiani (Paolo De Castro in particolare) hanno fatto con le loro dichiarazioni sul voto delle Commissioni Ue AGRI e ENVI in relazione al dibattito in corso a livello nazionale sulle due Strategie UE, con la contrapposizione della sostenibilità ambientale alla sostenibilità economica delle aziende agricole».

A tal proposito, continua Ferroni, per il Wwf e la Coalizione Cambiamo Agricoltura [9](lanciata in Italia da diverse associazioni tra cui il Wwf) è «un grave errore contrapporre ambiente ed economia e subordinare la sostenibilità ambientale a quella economica: entrambe sono collegate e dipendenti l’una dall’altra, e tale contrapposizione ha la sola finalità di condizionare la redazione del Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022 riducendo al minimo gli impegni ambientali degli agricoltori pur garantendo comunque i sussidi della PAC». Dunque in questo contesto, precisa il responsabile Agricoltura del Wwf Italia, «si collocano le dichiarazioni di De Castro». Ma, aggiunge, «gli effetti dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità sull’agricoltura europea e italiana sono evidenti, e continuare a rinviare l’adozione di provvedimenti efficaci per contrastare queste emergenze ambientali in nome della tutela del reddito delle aziende agricole è un grave errore. La nostra posizione critica – conclude Ferroni – non è quindi sul voto in sé del Parlamento ma sull’uso strumentale di esso da parte di alcuni Parlamentari Ue italiani, gli stessi parlamentari che hanno votato una pessima riforma della PAC post 2022».

[di Raffaele De Luca]