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Islanda, al via la più grande macchina cattura carbonio

Si presenta come un enorme container accanto alla centrale geotermica di Hellisheidi ma la sua funzione è molto particolare: catturare anidride carbonica e intrappolare la CO2 nel sottosuolo. Delle installazioni già presenti in tutta Europa, Orca – questo è il nome dell’impianto, prodotto dall’azienda svizzera Climeworks e da quella islandese Carbfix – è l’unica che smaltisce in modo definitivo il gas. Il mega container – il più grande al mondo nel suo genere -, si trova nella zona di Strumsvik, in un altopiano nel sud-ovest dell’Islanda e sarà in grado di catturare 4mila tonnellate di carbonio all’anno, quantità pari a quella prodotta da 870 vetture. La struttura è stata costruita nel giro di qualche mese – a partire dal dicembre del 2020 – ed è formata da quattro impianti di aspirazione collegati a otto container i quali, grazie a delle potenti ventole alte circa un metro e all’energia prodotta dalla vicina centrale geotermica, aspirano costantemente aria dall’esterno per poi veicolarla verso una particolare sostanza assorbente – costituita da microscopici granuli – ai quali l’anidride carbonica si lega per reazione chimica. Dopodiché entra in scena una sorgente idrotermale che, innalzando velocemente la temperatura, rilascia di nuovo la CO2 che viene quindi miscelata con l’acqua e poi pompata sotto terra a una profondità di mille metri, dove raffreddandosi si pietrifica.

L’immissione di alcuni tipi di gas nel sottosuolo è una pratica diffusa, per esempio per aumentare la pressione nei pozzi dai quali si estrae il petrolio. Inoltre, parte della CO2 assorbita tramite questo sistema, potrebbe essere trasformata in carburante aggiungendola all’idrogeno, oppure immagazzinata in contenitori in pressione e venduta a fabbriche produttrici di bibite gasate per renderle frizzanti. Insomma, che Orca sia un impianto notevole è indubbio, ma ci sono alcuni particolari che stanno facendo storcere il naso. In molti, infatti, fanno notare che le 4mila tonnellate di CO2 catturate ogni anno sono niente rispetto ai 35 miliardi di tonnellate che emettiamo nello stesso arco di tempo. Inoltre, impianti del genere funzionano soltanto per l’anidride carbonica e non per altri gas serra – come il metano o il protossido d’azoto – con una tecnologia ancora troppo costosa e “ingombrante”. Attualmente, infatti, l’intero processo ha costi notevoli che si aggirano tra i 600 e gli 800 dollari per tonnellata di gas. Allo stesso tempo, non è detto che in altri paesi sia facilmente sviluppabile un sistema del genere come in Islanda, la quale offre la giusta geologia sotterranea e ampie riserve di energia geotermica.

[di Eugenia Greco]