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Artico, in Alaska stop alla mega miniera d’oro e molibdeno

L’amministrazione del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, sta effettuando dei passi in avanti per proteggere le acque della baia di Bristol, in Alaska, mettendo così i bastoni tra le ruote ad un vasto progetto di estrazione mineraria. Si tratta del cosiddetto Pebble Project, di cui si occupa la compagnia Northern Dynasty Minerals, la quale da anni cerca di approdare nella baia sulla costa occidentale dell’Alaska per estrarre oro e molibdeno. Da un comunicato [1] dell’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (EPA), si apprende in tal senso che «il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, in un deposito presso il tribunale distrettuale, ha annunciato l’intenzione dell’EPA di richiedere che l’avviso di revoca del 2019 sia rinviato e reso inoperativo». Sotto l’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump, infatti, l’EPA aveva «emesso un avviso tramite il quale era stata ritirata la sua proposta di determinazione del 2014», con cui l’amministrazione dell’allora presidente Barack Obama aveva cercato di proteggere la baia di Bristol.

Una «recente decisione del tribunale del nono circuito», però, «ha sottolineato che l’EPA possa ritirare una proposta di determinazione solo se sia improbabile che lo scarico dei materiali abbia un effetto negativo inaccettabile». E in tal senso, l’agenzia ritiene che la revoca del 2019 non abbia soddisfatto tali standard. Da qui, dunque, deriva la richiesta ora effettuata dall’EPA, la quale inoltre si basa sulla sezione 404 (c) del Clean Water Act [2](CWA), che autorizza l’agenzia a vietare o limitare attività del genere se quest’ultima stabilisce che «uno scarico possa avere un effetto negativo inaccettabile su determinate risorse».

Adesso, se la richiesta dell’EPA dovesse essere accolta, verrebbe riavviato automaticamente il processo di revisione da parte sua ai sensi della sezione 404(c) ed essa annuncerebbe un programma per la ripresa della protezione di alcune acque dello spartiacque della baia di Bristol, che sono essenziali per la pesca commerciale, di sussistenza e ricreativa, la quale supporta i nativi e le comunità dell’Alaska. Essa infatti vale centinaia di milioni di dollari all’anno e crea migliaia di posti di lavoro. «La posta in gioco è prevenire l’inquinamento che avrebbe un impatto sproporzionato sui nativi dell’Alaska e proteggere un futuro sostenibile per la pesca del salmone più produttiva del Nord America», ha affermato a tal proposito l’amministratore dell’EPA Michael S. Regan.

Detto ciò, un commento alla notizia è ovviamente arrivato da parte della Northern Dynasty Minerals che, tramite una nota [3], si è detta delusa per la decisione dell’agenzia ed ha inoltre aggiunto:« Abbiamo combattuto e vinto contro i tentativi politici dell’ex presidente Obama di uccidere il progetto, e faremo lo stesso di nuovo». Una reazione negativa di cui senza dubbio non c’é da meravigliarsi dato che, per la seconda volta, l’amministrazione statunitense ha scelto di tutelare i diritti dei nativi e l’ambiente, anziché di schierarsi a favore dell’estrazione dell’oro e del molibdeno.

[di Raffaele De Luca]