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L’era della benzina con il piombo è ufficialmente finita in tutto il mondo

L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha annunciato che la benzina con piombo è ufficialmente fuori produzione. Con la cessazione, nel mese di luglio, delle vendite in Algeria – l’unico paese che ancora lo utilizzava – questo tipo carburante è fuori dai giochi, dopo cento anni di storia. Il suoi primi utilizzi sono infatti del 1922 ed in pochi decenni diventò a tutte le latitudini il carburante per eccellenza. Negli anni Settanta, quasi tutta la benzina prodotta nel mondo conteneva il piombo, poi il lento declino, che porta oggi il mondo a potersi dire libero da questo elemento estremamente inquinante e velenoso.

La benzina con piombo – o “benzina rossa” – è stata sviluppata nei primi anni Venti del Novecento in un laboratorio di ricerca della General Motors, negli Stati Uniti, con l’unione della benzina al piombo tetraetile, un mix che riduceva il rischio di denotazioni non previste all’interno dei motori, ma estremamente tossico. Questo, infatti, nel corso del tempo ha contaminato aria, suolo, acqua, colture alimentari, causando malattie cardiache, ictus e tumori. Fattore che, tuttavia, non ha arrestato la sua promozione nell’industria automobilistica e la sua diffusione a livello mondiale. Il punto di svolta si ebbe nel 1979, quando una ricerca [1] americana evidenziò un’insolita concentrazione di piombo nei denti dei bambini in età scolare i quali, al tempo stesso, mostrarono di avere una riduzione del quoziente intellettivo e problemi comportamentali e di apprendimento. Tale studio portò, negli anni a venire, alla revisione delle normative per l’uso della “benzina rossa”, specialmente in Europa, dove vennero stabiliti limiti sempre più bassi per la concentrazione del piombo al suo interno. Molti produttori automobilistici, a metà degli anni Novanta, iniziarono a produrre veicoli che funzionassero solo con benzina senza piombo, la cosiddetta “benzina verde”, dando il via alla fine dell’utilizzo del piombo nel carburante. In Europa, questo avvenne definitivamente nel 2002.

La benzina rossa, però, continuava ad essere ampiamente distribuita nei paesi più poveri e in via di sviluppo, dove le automobili erano datate ed era complicato attuare una conversione ai carburanti privi di piombo. Per questo motivo entrò in scena l’Onu che, con la Collaborazione per veicoli e carburanti puliti che coinvolse aziende petrolifere e organizzazioni ambientaliste, fissò l’obiettivo di mettere fine all’utilizzo della benzina rossa che, all’epoca, era ancora utilizzata in 120 paesi del mondo. Gli sforzi si concentrarono soprattutto in Africa, dove si attuarono campagne informative sulla pericolosità del piombo tetraetile con studi dimostranti elevati livelli dell’elemento chimico nel sangue die bambini, e si lavorò sodo per sfatare luoghi comuni sulla scarsa efficacia della benzina senza l’elemento chimico. Col passare del tempo, l’Algeria rimase l’unico paese dove fosse ancora possibile acquistare “benzina rossa”, fino a luglio, quando il governo ha confermato di avere interrotto la sua vendita. 

Purtroppo, questo traguardo  non è sinonimo di un miglioramento globale repentino. Si stima, infatti, che gli effetti dureranno ancora per decenni. Come confermato da una ricerca [2] dell’Imperial College di Londra – effettuata sulla qualità dell’aria londinese – i carburanti al piombo, messi al bando nel Regno Unito nel 1999, stanno ancora incidendo sull’ambiente e sulle persone. Gli esperti hanno analizzato dei campioni di polvere stradale e suolo urbano, giungendo alla conclusione che il principale responsabile della presenza del piombo nell’aria sarebbe il risollevamento della polvere contaminata. Una volta che il piombo si è depositato al suolo, viene costantemente risollevato dal passaggio dei veicoli, fenomeno ancora attivo dopo ben venti anni dal bando della cosiddetta “benzina rossa”.

Comunque, nonostante sia necessario molto tempo per il completo smaltimento del piombo in circolazione, diversi studi stanno già dimostrando i benefici [3] sulla salute umana della sua messa al bando. Inoltre, questo renderà possibile un sempre più ampio utilizzo delle marmitte catalitiche, le quali consentono di abbattere le emissioni di gas di scarico dei motori. Tuttavia, la strada è ancora lunga. In molti paesi in via di sviluppo, privi di risorse economiche sufficienti e infrastrutture per l’utilizzo dei veicoli elettrici, è ancora diffusa la produzione del motore a scoppio. Inoltre, anche se i governi dei paesi più ricchi si stanno impegnando nel graduale passaggio ai motori elettrici, c’è il rischio che questi vendano i “vecchi” veicoli ai paesi più poveri, rallentando l’ascesa di forme di mobilità più green.

[di Eugenia Greco]