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Uno studio ha scoperto che le eruzioni vulcaniche possono raffreddare il pianeta

Secondo un nuovo studio [1], le grandi eruzioni vulcaniche sono in grado di raffreddare temporaneamente la Terra. Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Chimica e Geografia dell’Università di Cambridge e del Met Office – il servizio metereologico nazionale del Regno Unito – ha confermato che queste possono interferire nel processo d’entrata delle radiazioni solari nell’atmosfera terrestre. La maggior parte delle emissioni vulcaniche contiene cenere e ingenti quantità di gas, il cui principale è il biossido di zolfo che, mischiandosi con il vapore acqueo, provoca la formazione di particelle, chiamate aerosol di solfati. Queste creano “un velo” che impedisce alla luce solare di raggiungere la superficie terrestre, provocando un “raffreddamento temporaneo”. Si tratta di un processo che si verifica soltanto in relazione ad attività particolarmente intense, in grado di “spingere” il materiale vulcanico nel secondo strato dell’atmosfera, la stratosfera.

È stato anche appurato il forte impatto che il clima ha sui vulcani. Con l’utilizzo di computer e programmi specifici, i ricercatori hanno simulato delle eruzioni in particolari condizioni climatiche, al fine di capire e analizzare il movimento della materia eruttata dai grandi vulcani tropicali. Nello specifico, sono state simulate – e attentamente valutate – attività eruttive nel contesto climatico previsto da qui al 2100. L’esperimento ha dimostrato che, con il sempre più crescente surriscaldamento globale, la troposfera – strato più basso dell’atmosfera terrestre – si espande in altezza causando, quindi, un allontanamento della stratosfera dalle attività eruttive. Tuttavia, anche se si stima un aumento della temperatura di ben 6° entro 80 anni e la crescita della troposfera di 1,5 chilometri in altezza, le attività eruttive saranno molto più violente di oggi e quindi in grado di raggiungere la stratosfera. Inoltre, i gas viaggeranno più velocemente e amplificheranno il raffreddamento del 15%. Ora, il prossimo passo nelle ricerche sarà approfondire le analisi delle tendenze in relazione a livelli di riscaldamento ancora più realistici, inserendo nello studio anche lo scioglimento dei ghiacci e i vulcani polari.

 

[di Eugenia Greco]