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La Colombia ha deciso di combattere sul serio la deforestazione

Il presidente della Colombia Iván Duque Márquez ha firmato una nuova legge [1] sui crimini ambientali, la quale rende la deforestazione illegale a tutti gli effetti. L’ordinamento ufficializza un’iniziativa risalente al 2019 che dichiara – oltre agli atti di disboscamento e al suo finanziamento – il traffico di fauna selvatica, l’appropriazione illegale di terre selvagge e l’invasione di aree di elevata importanza ecologica, gravi crimini. Lo stato latinoamericano possedeva già leggi atte a punire azioni dannose alle risorse naturali – ecocidio, caccia e pesca illegali, sfruttamento illecito di risorse naturali rinnovabili e inquinamento ambientale – ma escludeva la deforestazione. Un grosso neo per gli esperti, considerando che la perdita di ettari di foreste è il principale problema ambientale della Colombia.

La nuova legge è quindi un importante passo avanti, risultato della modificazione del codice penale in materia di reati ambientali (legge 599 del 2000 [2]). L’introduzione del reato di deforestazione – per cui lapena prevede fino a 15 anni di reclusione -e di altri crimini, intensifica la lotta al cosiddetto “land grabbing (accaparramento di terre) che, in Colombia, si pone alla base della distruzione delle foreste per l’agricoltura intensiva.

La legge prevede quindi pene esemplari a coloro che finanzieranno e attueranno l’appropriazione indebita dei terreni, come molte bande criminali del paese che pagano tra i 3 e i 5 milioni di pesos (tra 600 e i 1200 euro) per ettaro disboscato; una pratica che va di pari passo con il traffico di specie selvatiche, la quale vede le autorità colombiane sequestrare una media di 35mila animali ogni anno. Pertanto, l’introduzione dei nuovi crimini – e l’inasprimento delle sanzioni per quelli già esistenti – fornisce gli strumenti necessari al perseguimento dei responsabili del degrado degli ecosistemi colombiani. Il governo, però, non ha intenzione di allentare la presa, essendo rimasti esclusi dalla legge altri provvedimenti non di poco conto, come il possesso e il trasporto di mercurio che, in un comunicato [3] del Senato risalente al 7 luglio, veniva incluso nell’elenco dei reati e avrebbe previsto, non solo multe salatissime, ma anche dai 4 ai 6 anni di reclusione.

[di Eugenia Greco]