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Apple scansionerà ogni immagine presente sui suoi telefoni

Il fine è certamente nobile, il mezzo senza dubbio insidioso. Pedofilia e terrorismo: questi sono i due temi che maggiormente catalizzano le ostilità della società occidentale contemporanea. Ambo i campi vengono riconosciuti come crimini di massima degenerazione, assolutamente privi di redenzione e ambiguità, da combattere con ogni mezzo disponibile.

Non è un caso dunque che Governi e aziende facciano sulla leva sulla pedofilia e sul terrorismo per giustificare l’introduzione di strategie di sorveglianza sempre più severe e invasive. Questa volta, ad aver fatto notizia è Apple, azienda che si sta preparando a spiare gli apparecchi dei propri utenti statunitensi pur di tenere a bada i flussi di pornografia e pedopornografia che riguardano in qualche modo i minori.

L’idea è quella di monitorare senza sosta i file che circolano su iCloud, alla ricerca degli scatti fotografici che siano in tutto o per tutto affini a quelli custoditi nei database pedopornografici del National Center for Missing and Exploited Children (NCMEC) e di altre organizzazioni di difesa dell’infanzia.

La mossa di Apple non è che l’ultima manifestazione di una tendenza che si sta estendendo all’intero settore informatico, ovvero il logorio della riservatezza personale in favore di lotte ufficialmente virtuose e giuste. Grandi difensori del diritto alla privacy quali Edward Snowden e la Electronic Frontier Foundation stanno lanciando l’allarme [1]: «se oggi possono scansionare [i telefoni] alla ricerca di foto pedopornografiche, domani potranno cercare ciò che vorranno».

Sul piano prettamente tecnico, si teme che un intervento simile vada a indebolire la struttura dei sistemi operativi della ditta e che li renda più vulnerabili a infiltrazioni di hacker, tuttavia le paure si estendono soprattutto alla sfera politica. Esiste ovvero il timore concreto che in un prossimo futuro i Governi possano chiedere a Apple di tracciare anche altre tipologie di contenuti, magari manifesti LBGTQ o bandiere palestinesi.

In risposta alle obiezioni sollevate, la Big Tech ha recentemente pubblicato [5] una serie di rassicurazioni, assumendosi l’impegno formale di non trasformare il nuovo strumento in un meccanismo di controllo alla portata di poteri il cui scopo è quello di limitare le libertà dei propri cittadini. Una promessa che merita a sua volta qualche perplessità, se si considera che l’azienda digitale in questione abbia in passato concesso alla Repubblica Popolare Cinese un immenso controllo sui clienti locali, pur di poter vendere i suoi iPhone.

Il caso Apple non è certamente isolato: solo il mese scorso [6], la Commissione Europea si è detta pronta a chiudere un occhio su alcune violazioni della General Data Protection Regulation (GDPR), ammesso che tali violazioni aiutino a ledere la crescente rilevanza del mercato pedopornografico. I social media hanno accolto tale esenzione con gioia.

[di Walter Ferri]