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Finalmente il Canada riconosce anche ai nativi il diritto all’acqua potabile

Si sta per concludere un’importantissima battaglia legale che, con un patteggiamento da miliardi di dollari, ha sancito il diritto all’acqua potabile alle comunità indigene canadesi. Si tratta, nello specifico, delle First Nations, ovvero quei popoli indigeni, che vivono soprattutto tra l’Ontario e la Columbia Britannica, a cui è stato vietato bere acqua dal rubinetto, perché contaminata da batteri, parassiti o residui industriali nocivi. Eppure, il Canada è ricco di acqua dolce. Il suo territorio, caratterizzato da infinite distese verdi, vanta più di 31mila laghi con una superficie superiore a 3kmq; i bacini d’acqua più piccoli, sono talmente numerosi che è impossibile contarli. Questa particolarità fa del Canada il paese detentore del 7% delle riserve globali di acqua dolce. Nonostante ciò, dal 1995 a Neskantaga (nord dell’Ontario) e dal 1997 a Shoal Lake 40 (Manitoba), non si può bere l’acqua di rubinetto perché insalubre.

Nel 2015, durante la campagna elettorale per la candidatura a primo ministro, Justin Trudeau promise il suo impegno [1] nel portare acqua potabile alle comunità delle First Nations. Ma se dopo allora in una settantina di queste il problema è stato risolto, il persistente divieto di consumazione dell’acqua in 32 comunità [2] ha dato inizio alla contesa giudiziaria. Curve Lake First Nation, Neskantaga First Nation e Tataskweyak Cree Nation hanno fatto causa al governo per 2,1 miliardi di dollari canadesi (1,4 miliardi di euro) di danni, per i costi associati al trasporto di acqua in bottiglia e a un sistema di depurazione. Oggi la contesa sta volgendo al termine con un patteggiamento dal valore di 8 miliardi di dollari canadesi (5,6 miliardi di euro). Il piano stabilito, che potrebbe ancora subire delle piccole modifiche poiché ancora non avallato dalla Corte, stanzia 1,5 miliardi di dollari canadesi a favore di 142mila persone delle First Nations; l’ammontare preciso dei singoli risarcimenti verrà calcolato in base a quanto è remoto il paese in cui si vive, a quanto tempo è stato trascorso senza acqua bevibile, e alle conseguenze che la mancanza di questa ha apportato alla salute (eczema o malattie gastrointestinali). Inoltre, il governo istituirà un fondo da 400 milioni di dollari canadesi al fine di garantire a queste comunità l’accesso all’acqua potabile.

Un risvolto significativo per gli indigeni, ma arrivato solo ora, nonostante l’ingente presenza di acqua dolce nel Paese. Sicuramente, il fermento nato ultimamente per alcune questioni, può aver fatto la differenza nella decisione del governo. È recente la scoperta [3] in Canada di ben 751 tombe di bambini indigeni, la quale ha riportato alla luce la storia delle Boarding School (scuole per l’assimilazione dei bambini indigeni), fenomeno simbolo delle violenze subite per secoli dalle tribù native.

[di Eugenia Greco]