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Plastica da rifiuto a risorsa: dei batteri possono trasformarla in vanillina

Tantissimi scienziati di tutto il mondo sono alla perenne ricerca di metodi di riciclaggio innovativi per la plastica. Uno dei più recenti [1] viene dall’Università di Edimburgo dove, un gruppo d ricercatori, è riuscito a trasformare la plastica in vanillina, grazie all’utilizzo di batteri geneticamente modificati. La vanillina è una sostanza ampiamente utilizzata dalle industrie alimentari e cosmetiche, ma anche una sostanza chimica sfusa che viene impiegata nella produzione di prodotti farmaceutici e per uso domestico. Dato che la vaniglia è molto richiesta e anche molto costosa, da tempo vengono prodotti aromi artificiali la cui base di partenza sono derivati del petrolio, proprio come la plastica delle bottigliette.

La plastica più diffusa e utilizzata è il polietilene tereftalato [2] – comunemente noto come PET e impiegato nella produzione di bottiglie – il quale, si è scoperto, può essere decomposto da alcuni microrganismi, come quelli presenti nello stomaco delle mucche [3]Gli scienziati, infatti, hanno modificato geneticamente l’Escherichia Coli per far sì che trasformasse l’acido tereftalico [4], unità di base del polietilene tereftalato, in vanillina. Hanno quindi preso una bottiglia in plastica, l’hanno trattata chimicamente e poi sottoposta al metabolismo dei batteri, riuscendo ad ottenere una conversione al 79%. Un risultato significativo che fa sperare di poter presto trasformare i rifiuti plastici – nocivi per il nostro pianeta – in un bene di largo consumo. A tal proposito, gli esperti hanno affermato non solo che l’aroma ottenuto sia adatto al consumo umano e che provvederanno ad effettuare ulteriori test per certificarlo, ma anche l’intenzione di modificare ulteriormente i batteri per aumentare il tasso di conversione.

[di Eugenia Greco]