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La conferenza stampa di Draghi è piena di fake news

Durante la giornata di giovedì si è tenuta la conferenza stampa [1] con cui il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha illustrato il contenuto del nuovo decreto Covid: esso, come è ormai noto, prevede l’estensione del Green pass, che dal 6 agosto sarà obbligatorio per poter accedere a diversi eventi ed attività. A catturare l’attenzione mediatica, però, sono state in particolare le affermazioni del premier nei confronti dei vaccini e delle conseguenze a cui vanno incontro i soggetti che non si sottopongono al siero, che stando ai dati ed alle evidenze scientifiche si basano su principi che al momento non sono stati in alcun modo accertati: per dirla in maniera più esplicita, si tratta di vere e proprie fake news.

Innanzitutto, durante la conferenza un giornalista ha chiesto a Draghi di pronunciarsi sulla posizione espressa dal leader della Lega Nord, Matteo Salvini, il quale nei giorni precedenti aveva affermato che il vaccino non fosse necessario per i giovani. Ed a tal proposito il premier ha dichiarato:« L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente. Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore». Ma a prescindere dal fatto che Draghi non abbia specificato se con il termine “ammalarsi” si riferisse alla semplice positività dell’individuo al virus o, viceversa, allo sviluppo della malattia, entrambi i concetti costituiscono delle fake news. Infatti, per ciò che concerne la prima ipotesi va detto che, seppur ovviamente chi non si vaccina possa contagiarsi, ciò non significa che i non vaccinati non abbiano alcuna possibilità di non infettarsi, cosa che invece emerge dalle parole del Presidente del Consiglio.

Prova ne è il fatto che, se così fosse, gran parte degli italiani dovrebbe aver contratto il virus dall’inizio della pandemia, dato che nel 2020 in Italia nessuno si era sottoposto alla vaccinazione completa. [2] Invece, sono 4,31 milioni [3] i casi totali registrati da quando l’emergenza sanitaria è cominciata, il che non significa affatto che il non essere vaccinato sia sinonimo di una sicura infezione, avendo l’Italia 60,36 milioni di abitanti. In pratica, dall’inizio della pandemia poco più del 7% della popolazione è risultata positiva. Inoltre, non si può nemmeno d’altro canto far passare come appurato il fatto che i vaccinati non si contagino, anzi, le esperienze di altri paesi rappresentano un campanello d’allarme riguardo la possibilità che anche chi si è sottoposto al siero possa risultare positivo. In tal senso, nel Regno Unito nell’ultimo periodo il numero di casi è aumentato notevolmente: sono decine di migliaia i contagi giornalieri [4], nonostante più della metà [5] della popolazione abbia completato il ciclo di vaccinazione.

Venendo alla seconda ipotesi invece, ossia che con la parola “ammalarsi” Draghi si volesse riferire al fatto che chi non si è sottoposto al siero svilupperà i sintomi, basterà semplicemente ricordare che solo una parte delle persone trovate positive risulta essere sintomatica, cosa di cui ormai chiunque è a conoscenza. Inoltre, per quanto riguarda la possibilità di morire (che dalle parole del premier appare molto elevata), va detto che sono 128.000 coloro che hanno perso la vita dall’inizio dell’emergenza sanitaria: ovviamente si tratta di un numero considerevole, ma se paragonato a quello sopracitato dei contagiati (4,31 mln) ci si accorge chiaramente di come l’affermazione secondo cui chi si ammala sia destinato a morire o a far morire gli altri non sia assolutamente veritiera.

Ciò è confermato anche da un report [6] dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), dal quale si apprende che tra i casi confermati diagnosticati fino ad ottobre 2020 la percentuale di decessi standardizzata per sesso ed età è stata complessivamente del 4,3%. Va precisato, però, come la percentuale sia stata del 6,6% nella prima fase (febbraio-maggio), «durante la quale l’accessibilità rallentata ai test diagnostici e la diversa distribuzione geografica dei casi potrebbero aver fornito un dato distorto». Nella seconda fase (giugno-settembre), invece, è stata dell’1,5%, mentre ad ottobre del 2,4%. Importante, poi, ricordare come in quel periodo la campagna di vaccinazione non fosse ancora iniziata, il che rappresenta un’ulteriore riprova del fatto che le dichiarazioni di Draghi sul nesso intercorrente tra individui non vaccinati e decessi siano quantomeno fuorvianti. Inoltre un’altra analisi [7] dell’Iss, pur rappresentando esclusivamente le morti di soggetti che hanno avuto il bisogno di essere ricoverati, mostra che solo il 3% degli individui rientranti nel campione studiato non presentava patologie preesistenti, mentre l’11,6% aveva 1 patologia, il 18,4% soffriva di 2 patologie ed il 67% presentava 3 o più patologie.

Detto questo, anche l’assunto secondo cui chi non si sottopone al siero diffonda il virus, sottintendendo così che i vaccinati non possano contagiare gli altri, non si basa su solide evidenze scientifiche. In tal senso, seppur vi siano alcuni studi [8] dai quali emerge che le persone vaccinate tendono ad avere una carica virale inferiore, motivo per cui si ritiene [9] probabile che esse siano meno contagiose di coloro a cui non è stato somministrato il siero, ciò non significa assolutamente che tutti i vaccinati non possano trasmettere il virus. Anzi, in Israele da alcuni dati comunicati dal Ministero della Salute è emerso che, in seguito alla circolazione della variante Delta, l’efficacia del vaccino Pfizer nel prevenire la diffusione del virus è scesa al 64% [10]. Ed a conferma di ciò ultimamente i casi nel Paese sono in aumento [11] nonostante il 58% [12] della popolazione abbia completato il ciclo di vaccinazione.

Infine, se si considera che questa teoria sostenuta da Draghi sia alla base dell’estensione del Green pass, è ovvio che emergano dubbi anche sull’utilità di tale strumento. Lo stesso Presidente del Consiglio, infatti, ha specificato che esso serve a garantire ai cittadini di «ritrovarsi tra persone non contagiose».

[di Raffaele De Luca]