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Plastica monouso, quattro associazioni ambientaliste denunciano l’Italia

Un gruppo di associazioni ambientaliste ha denunciato l’Italia per aver escluso le plastiche usa e getta compostabili dalla legge [1] che recepisce la SUP [2], direttiva europea sulla plastica monouso, entrata in vigore [3] lo scorso 3 luglio. Questa ha messo al bando alcuni oggetti come piatti e posate, cannucce, cotton fioc, palette da cocktail, bastoncini dei palloncini, e contenitori in polistirolo per alimenti e bevande. Tali prodotti potranno essere venduti fino ad esaurimento scorte, dopodiché saranno banditi definitivamente.

Non avendo però la direttiva fatto alcuna distinzione fra oggetti di plastica tradizionale e oggetti in plastica bio, con la legge di delegazione europea approvata dal Parlamento, l’Italia prevede che, per i prodotti banditi, si ammettano relative alternative in plastica biodegradabile e compostabile. Tuttavia, le linee guida della Commissione Europea, affermano chiaramente che le due tipologie di plastica [4] siano da porre sullo stesso piano. Difatti, ad oggi, non si hanno dati scientifici concreti dimostranti che un oggetto in “bioplastica” non causi danni all’ambiente. Inoltre, c’è da dire, che questa si decompone [5] esclusivamente in determinate circostanze caratterizzate da una certa temperatura, uno specifico tasso di umidità e, soprattutto, dalla presenza di alcuni microrganismi.

Pertanto, a causa della decisione presa dall’Italia, Greenpeace, ClienthEarth, ECOS e Rethink Plastic Alliance hanno presentato un reclamo ufficiale alle autorità europee. «L’Italia sembra preferire di gran lunga una finta transizione ecologica» si legge nel comunicato [6]. Già a fine maggio, il gruppo di organizzazioni ambientaliste aveva inviato una lettera ufficiale al Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, informandolo della potenziale violazione inclusa nella bozza del recepimento italiana e richiedendo di organizzare un incontro per discuterne, senza tuttavia ottenere risposta. Sta di fatto che l’atto parlamentare c’è – anche se manca ancora il decreto legislativo definitivo- e se il governo dovesse seguire l’impostazione della legge delega, sarà impossibile evitare una procedura di infrazione.

[di Eugenia Greco]