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L’Inghilterra verso la stretta finale contro i non vaccinati

Il primo ministro britannico, Boris Johnson, ha dichiarato [1] nella giornata di ieri che nei locali notturni inglesi ed in «altri luoghi in cui si radunano grandi folle» ci si potrà recare solo se in possesso di un «attestato di vaccinazione completa», in quanto «i test negativi al Covid non saranno più sufficienti». Il premier ha precisato come la volontà sia quella di introdurre tale misura entro la fine di settembre, periodo in cui tutti i maggiorenni avranno avuto la possibilità di sottoporsi ad entrambe le dosi del siero anti Covid.

Tali parole sono arrivate nel medesimo giorno del “freedom day”, ovvero l’abbandono, a partire dalla mezzanotte di ieri, di quasi tutte le misure anti-Covid in Inghilterra nonché la riapertura dei locali notturni. Questi ultimi erano chiusi da 16 mesi e sono stati presi d’assalto: in diverse città sono state organizzate feste con il tutto esaurito da giorni. Detto questo, però, il capo consigliere scientifico Patrick Vallance ha affermato che i locali e gli altri luoghi simili potrebbero essere «potenziali eventi di super diffusione», data la  folla a stretto contatto. Sarà probabilmente anche per tale motivo che Boris Johnson ha fatto questo annuncio, aggiungendo di non voler «chiudere di nuovo i locali notturni come hanno fatto altrove. Ma questo significa che essi devono fare ciò che è socialmente responsabile».

Tuttavia, l’annuncio del primo ministro britannico è pieno zeppo di zone d’ombra. In tal senso, innanzitutto ci si chiede per quale motivo le persone non vaccinate debbano essere escluse dall’accesso ai locali: una misura del genere, infatti, sarebbe giustificata se ci fosse la certezza scientifica che i vaccinati non possano diffondere il contagio, che però al momento non si possiede. Anzi, proprio nel Regno Unito ultimamente il numero dei contagi è molto elevato e la media settimanale supera i 40.000 casi al giorno [2]. Tutto ciò nonostante nel Paese vi sia un’alta percentuale di individui completamente vaccinati (54%) [3].

Ma tralasciando tale questione, ciò che ad ogni modo non ci si spiega è il motivo per cui non essersi sottoposti al siero significhi automaticamente essere veicolo di contagio, a prescindere dal fatto che si sia effettivamente positivi al virus. È evidentemente questo, infatti, il principio alla base delle misure annunciate da Johnson. Dunque ci si chiede perché, mentre fino a questo momento le limitazioni alla libertà venivano applicate solo alle persone realmente contagiate, adesso si pensi di attuare delle restrizioni nei confronti di tutti coloro che non sono vaccinati. E non si tratta di applicarle solo a soggetti le cui condizione di salute sono sconosciute, ma anche a chi dimostri, tramite il risultato negativo al test, di non essere positivo al Covid.

Detto ciò, non si può non sottolineare come la scelta del premier britannico di preannunciare delle misure che, stando a quanto affermato da quest’ultimo, diverranno realtà a fine settembre, potrebbe essere stata presa con il solo scopo di portare un numero più elevato di persone a vaccinarsi. Senza dubbio, infatti, vi è la concreta possibilità che adesso i cittadini siano maggiormente disposti a farsi somministrare il siero, nel timore di perdere altre libertà personali. A tal proposito, anche in Francia l’annuncio fatto dal presidente Emmanuel Macron riguardante il futuro obbligo di munirsi del green pass per accedere a diversi locali e mezzi di trasporto pubblici nonché quello di vaccinarsi per il personale sanitario, ha spinto milioni di cittadini a prenotare l’iniezione nonostante tali misure non siano state ancora approvate. Ad ogni modo, però, la reazione del popolo non è stata esclusivamente positiva, e negli scorsi giorni vi è stata una ampia partecipazione alle proteste [4]. Non è detto, quindi, che la stessa cosa non possa succedere anche in Inghilterra.

[di Raffaele De Luca]