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I terribili maltrattamenti dei vitelli nell’allevamento del Grana Padano

Una nuova investigazione dell’associazione Essere Animali [1] ha documentato i maltrattamenti e gli abusi effettuati nei confronti dei vitelli in un allevamento intensivo di mucche da latte produttore del Grana Padano, formaggio DOP considerato una “eccellenza” italiana. L’allevamento in questione si trova in Lombardia ed ospita 2.700 mucche e circa 300 vitelli che, come testimoniano le immagini, appena nati vengono separati dalle madri e rinchiusi in piccole gabbie individuali. In mancanza di box liberi, alcuni vengono messi al loro interno in coppia, il che riduce in maniera ancora maggiore la loro già minima possibilità di muoversi. Inoltre, per portarli nelle gabbie gli allevatori li caricano brutalmente su una carriola e li immobilizzano in «una posizione innaturale, con una zampa accavallata attorno al collo».

Ma non finisce qui, vengono documentati anche gli insulti rivolti da un operatore ad un vitello nonché gli schiaffi ed i calci dati da un altro lavoratore durante l’alimentazione degli animali. Infine, uno di loro afferma di effettuare la bruciatura dell’abbozzo corneale nei confronti dei vitelli di 2-3 mesi di vita. Ma questo, scrive Essere Animali, «è in palese violazione della normativa che vieta l’operazione perché procura forte dolore». In tal senso, l’associazione ricorda che tale pratica possa essere eseguita solo da un medico veterinario, su animali con meno di tre settimane di vita e con l’utilizzo di anestesia e analgesia.

Per tutti questi motivi, Essere Animali ha «segnalato l’allevamento alle autorità, configurando la possibilità di illeciti e di comportamenti violenti degli operatori nei confronti degli animali». Inoltre, insieme a 77 Ong di tutto il mondo, sta «chiedendo alla Commissione Europea una completa revisione della legislazione sulla protezione degli animali da allevamento», la quale consente pratiche che provocano a questi ultimi stress e sofferenza. Si tratta precisamente della campagna “No Animal Left Behind”, che può essere firmata online dai cittadini [2], con cui le organizzazioni chiedono tra le altre cose che ai vitelli sia consentito il contatto con le madri per almeno le prime otto settimane di età.

Infatti, la separazione tra madre e figlio documentata in questo allevamento lombardo non è di certo un unicum: si tratta di una pratica che avviene abitualmente all’interno degli allevamenti intensivi. Ciò poiché le mucche, in quanto mammiferi, per produrre latte devono partorire, motivo per cui la nascita dei vitelli viene programmata appositamente ed al momento della loro venuta al mondo vengono allontanati dalle madri così da poter destinare ad uso umano il latte da esse prodotto.

È questo il prezzo nascosto dell’industria lattiero-casearia, di cui però probabilmente sono a conoscenza sempre più persone: dal rapporto annuale di Eurispes [3] si apprende che rispetto allo scorso anno in Italia è aumentato il numero dei vegani, passando dal 2,2% al 2,4% della popolazione. A tal proposito, va ricordato che la scelta di alimentarsi in questo modo viene infatti spesso fatta proprio con lo scopo di non finanziare simili sofferenze.

Le immagini delle violenze, che preferiamo non pubblicare direttamente, sono visibili per chi lo desidera a questo link [4].

INTEGRAZIONE del 16/07/21 ore 13:20: In seguito alla pubblicazione del presente articolo il Consorzio Tutela Grana Padano ci ha inviato una replica a firma del direttore generale Stefano Berni che pubblichiamo di seguito per garantire al lettore completezza di informazione e in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 8 della legge sulla stampa 47/1948: «Stiamo lavorando a favore del benessere animale con grande partecipazione di tutto il nostro sistema e laddove si evidenzino comportamenti anomali avremmo piacere che ci venisse segnalato per poter intervenire al fine di bloccare attività difformi dalle regole e velocizzare pertanto il nuovo percorso dedicato al benessere animale»Il Consorzio specifica inoltre che definirà «l’adozione di un sistema che presto diverrà obbligatorio per misurare il benessere animale in modo oggettivo e definito, individuando criteri finalizzati alla cura, allo stato di salute, alla libertà di movimento, all’accesso al cibo e all’acqua adottando un protocollo finalizzato al benessere animale e all’aumento della sostenibilità». E che «Tutte le stalle sono e saranno periodicamente valutate sul benessere animale al fine che tutto il latte conferito a divenire Grana Padano DOP provenga da allevamenti sottoposti ai risultati positivi della valutazione e quindi all’eliminazione dal circuito Grana Padano del latte proveniente da stalle che non rispetteranno i requisiti necessari. Il Consorzio Tutela Grana Padano è stato tra i primi impegnato sul benessere animale e sulla sostenibilità perchè lo ritiene un obiettivo irrinunciabile e prioritario. I comportamenti maldestri di pochi non possono gettare ombre su tutti i 4000 allevatori che con impegno rispetto e attenzioni ogni giorno operano nelle stalle. Ci spiace, a causa di pochissimi, che sia stato messo in discussione il nostro impegno su questi temi che sono per noi da tempo una priorità e un obiettivo strategico irrinunciabile»

[di Raffaele De Luca]