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Respingimenti illegali: una sentenza inchioda l’Austria

Il ventunenne marocchino Ayoub N. era stato respinto “a catena” dall’Austria alla Slovenia alla Croazia, fino a finire in Bosnia e Herzegovina, e aveva denunciato questo trattamento. Un tribunale regionale austriaco ha riconosciuto la legittimità della sua denuncia: non solo ha affermato il suo diritto a vedere esaminata la propria richiesta d’asilo, ma ha anche sottolineato che i respingimenti cosiddetti a catena (“chain pushbacks” in inglese) sono ormai diventati uno strumento regolare della guardia di frontiera. Si tratta di una posizione forte che mette in luce un problema che negli ultimi anni è diventato endemico in Europa.

Ayoub è stato respinto illegalmente nel settembre 2020 [1]. Si trovava con altre sette persone in prossimità del confine austro-sloveno e, nonostante avesse richiesto l’asilo, era stato rincorso appositamente per essere deportato. A lui e ai suoi compagni era stato negato il cibo. Erano stati derisi e umiliati, costretti a spogliarsi ed inginocchiarsi. Questi episodi non sono affatto rari. Come riportato nel report di Protecting Rights at Borders [2], pubblicato ad aprile del 2021, sono migliaia i casi di di respingimenti illegali, spesso molto violenti, cui sono sottoposti sia adulti che minori.

Qualche mese fa, il tribunale di Roma aveva emesso una sentenza simile [3], dichiarando l’illegalità dei respingimenti a catena tipici della rotta balcanica. Stavolta, la sentenza è stata emessa in un momento molto particolare: la Slovenia, uno dei principali attori coinvolti nelle violenze della rotta balcanica, sta stanziando ulteriori fondi per la difesa dei propri confini. Secondo le stime di Border Violence [4], il paese avrebbe respinto illegalmente più di 26.000 persone negli ultimi tre anni. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che provengono da paesi come la Siria, la Somalia e l’Iraq. Ma la Slovenia non è sola: anzi, spesso è l’Italia il primo tassello di queste catene di respingimenti.

Entrare in un paese per richiedere l’asilo è un diritto fondamentale, come lo è vedere esaminata la propria richiesta e ricevere un processo. Ultimamente, il fenomeno dilagante dei respingimenti illegali e violenti sta iniziando a ricevere un po’ di attenzione a livello internazionale. In molti chiedono l’abolizione della guardia di frontiera e costiera dell’UE Frontex [5], che sostiene le violenze della polizia locale. In Austria è stato creato un numero apposito [6] da alcuni attivisti, che i migranti possono usare nel caso di respingimento illegale. Che la questione abbia raggiunto un tribunale è però un passo avanti particolarmente importante.

 [di Anita Ishaq]