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G20: Venezia blindata vive da giorni in ostaggio dei grandi dell’economia

Una Venezia blindata, militarizzata e con gli spostamenti controllati e ridotti al minimo sta accogliendo il G20 dell’economia. L’intera area dell’Arsenale, 48 ettari all’estremità orientale del centro storico, è stata trasformata in “zona rossa”. Qui i ministri dell’Economia e i direttori delle banche centrali dei 20 paesi più industrializzati tengono i loro meeting protetti da ogni possibile manifestazione di dissenso.

Già nei giorni scorsi sono stati installati cancelli per bloccare calle e vie d’accesso ai non addetti ai lavori. Inoltre, c’è stato un forte aumento della presenza delle forze dell’ordine, e motoscafi ed elicotteri stanno monitorando la situazione [1]. È anche stata vietata la navigazione e sono stati bloccati i vaporetti in alcuni canali. Oltre a questo, come previsto da un’ordinanza del Comune [2] sono state sospese dal primo fino all’11 luglio le concessioni degli spazi acquei di 12 rii e canali e sono stati forniti, ai soggetti a cui è stata sospesa la concessione acquea, dei posti barca presso le darsene ubicate nell’isola della Certosa e nella Marina di Sant’Elena. Infine, ad ogni partenza o arrivo dei componenti del G20 viene impedito l’accesso al transito acqueo: su alcuni giornali locali [3] infatti si legge che mercoledì mattina si era formato un «cordone di barche ferme tra l’Accademia e Ca’ Rezzonico».

I cittadini si sfogano sui social: «Sembra di essere in un regime dittatoriale», afferma [4] un utente, mentre un altro si lamenta [5] per «un elicottero che ronza per ore e ore sopra la testa». Inoltre, vi sono anche testimonianze [6] di quanto riportato da alcune testate [3], ossia il fatto che residenti e frontisti devono munirsi di un pass per potersi muovere nella zona rossa. Ma le proteste non sono solo virtuali: nella giornata di oggi vi sarà una mobilitazione contro il meeting, [7] con un presidio di attivisti che si riunirà in riva delle Zattere dietro lo slogan «Noi siamo una marea, voi solo (G)20!».

[di Raffaele De Luca]