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Emirati Arabi: con la scusa del Covid il governo istituzionalizza il riconoscimento facciale

Il governo di Abu Dhabi sostiene di aver elaborato un software di riconoscimento facciale capace di rilevare la positività al Covid attraverso onde elettromagnetiche, che rilevano la presenza di particelle di RNA nel corpo di una persona infetta. In caso di positività, al passeggero è vietato l’ingresso e nell’arco di 24 gli viene prescritto un tampone molecolare. Non è ovvia la veridicità di queste notizie: quel che è certo che il governo ha preso la palla al balzo per istallarli nei luoghi pubblici, ovviamente “per la sicurezza dei cittadini”.

Il software di screening è stato già introdotto in aeroporti e centri commerciali e sarà presto presente anche in aree residenziali, porti e frontiere, teoricamente per controllare la diffusione del virus e creare zone “covid free”. Secondo i promotori, la tecnologia è stata testata su un campione di 20.000 persone ed ha dimostrato grande efficienza: sarebbe capace di identificare il volto di una persona affetta da Covid con una precisione pari al 93.5%. Il software è una creazione dell’EDE Research Institute di Abu Dhabi, che è parte dell’azienda International Holding.

Gli Emirati Arabi, in fatto di riconoscimento facciale, sono all’avanguardia, e la pandemia non ha fatto che facilitarli. A marzo del 2021, il paese ha introdotto [1] un’altra tecnologia, in grado di identificare i passeggeri in aeroporto attraverso uno screening delle iridi dei loro occhi. Questa futuristica modalità di controllo prometteva di ottimizzare i tempi di imbarco ma anche di evitare contatti sociali superflui, una promessa piuttosto allettante in tempi di Covid.

Che queste tecnologie così invasive siano accettate in nome dell’emergenza sanitaria è un fatto che dovrebbe preoccupare. Gli Emirati Arabi non sono, da questo punto di vista, un caso isolato. In giro per il mondo, tecnologie di sorveglianza, rilevazioni biometriche e intelligenza artificiale sono stati diffusamente utilizzati per combattere il virus. In Russia [2], decine di migliaia di telecamere sono state installate in giro per la capitale per controllare i residenti. Anche la Francia [3] ha implementato un programma di monitoraggio che ricorreva all’uso di telecamere di sorveglianza per controllare il distanziamento sociale e l’uso di mascherine. Certo, il caso di Abu Dhabi è particolarmente inquietante perché si tratta di dati biometrici e quindi particolarmente sensibili.

Il problema non è l’uso di queste tecnologie per affrontare una situazione obiettivamente emergenziale. Il problema è la mancanza di garanzia che da questa situazione si possa poi tornare indietro. Una volta installati dei sistemi di sicurezza fantascientifici, si sceglierà di disinstallarli solo perché il Covid, si suppone, sarà andato via? E cosa si farà di tutti i dati accumulati nel frattempo?

[di Anita Ishaq]