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Perù: Castillo ha vinto, ma la destra liberista cerca il colpo di Stato

Nonostante la vittoria alle elezioni tenutesi ormai due settimane fa non è ancora stato proclamato presidente Pedro Castillo, l’ex maestro alla guida del movimento socialista e anti-imperialista Perù Libre, uscito vittorioso alle urne. Il “Gruppo di Puebla” (importante forum politico che racchiude ex presidenti socialisti dell’America Latina) denuncia il concreto rischio [1] di un colpo di stato militare. Opinione rafforzata dal comunicato [2] pubblicato da un gruppo di ex ufficiali dell’esercito, che lo hanno paventato senza troppi giri di parole.

La contenditrice Keiko Fujimori, del partito liberista Fuerza Popular, ha rifiutato i risultati delle elezioni, scegliendo di screditare tutto il processo nel nome di presunti brogli e frodi elettorali. La giuria sta pazientemente analizzando tutti i voti [3] per verificare la veridicità delle accuse, ma nel frattempo Fujimori si è investita in una campagna mediatica e propagandistica contro l’opposizione, causando forti tensioni nel paese.

Keiko Fujimori, conservatrice e figlia dell’ex dittatore Alberto Fujimori, ha impedito che il risultato fosse ufficializzato, chiedendo l’annullamento di 200.000 voti (Castillo ha vinto per appena 45.000) per presunte irregolarità nelle operazioni di voto. La candidata di destra ha già perso due elezioni prima di questa, ma in questo caso la vittoria potrebbe avere un’importanza particolare. La politica è infatti accusata di corruzione e in condizioni di libertà provvisoria, visto il recente rinvio a giudizio, e la pena, equivalente a 30 anni di carcere, potrebbe essere sospesa qualora lei diventasse presidente.

Vincere queste elezioni è quindi molto importante per Keiko Fujimori, anche se sembra improbabile che riesca nel suo intento: la giuria sta analizzando i voti come richiesto, ma al momento non sembra esserci stato alcun broglio. Le elezioni sono state infatti riconosciute come regolari dalla comunità internazionale e dai paesi vicini (Argentina, Bolivia), che stanno facendo pressione al Perù perché ne prenda atto. Perché allora insistere con la questione dei brogli? Qual è la strategia di Fujimori? Al momento, ritardare il più possibile il processo. A fine luglio il nuovo presidente deve prendere il potere e Fujimori spera di procrastinare fino a quel momento perché vi si arrivi senza un vincitore, per poi istigare una crisi costituzionale. Di fatto, un colpo di stato.

Nel frattempo, la situazione nel paese è molto tesa. Il partito Fuerza Popular sta aizzando le masse contro Castillo e più in generale contro lo spauracchio del “comunismo” e sta esasperando la crescente polarizzazione del popolo peruviano. La campagna è molto aggressiva. Fuerza Popular è sostenuta da El Comercio Group, un’azienda che tiene sotto controllo la quasi totalità dei media peruviani. In questi giorni, molti giornalisti che si rifiutavano di sostenere il partito sono stati minacciati e licenziati. Anche vari corrispondenti internazionali sono stati vittime di attacchi e diffamazione [4], come ha riportato l’associazione della stampa straniera del Perù (APEP).

Tutto questo si inserisce in un contesto particolarmente delicato: il Perù è un paese caratterizzato da forti disuguaglianze socio-economiche, aggravate dalla crisi Covid che lo ha colpito più di qualsiasi altro paese dell’America Latina. Queste sono difficoltà che, se riuscirà a vedere la sua vittoria riconosciuta, Castillo dovrà affrontare, pur essendo alla guida di un partito che non ha la maggioranza in congresso.

[di Anita Ishaq]