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Caro Draghi, non serve il CTS: l’inutilità delle mascherine all’aperto è provata da tempo

Nella giornata di oggi il Comitato tecnico scientifico (CTS), su richiesta del presidente del Consiglio Mario Draghi, si riunirà con il fine di fornire il suo parere circa la possibile eliminazione dell’obbligo di indossare le mascherine all’aperto, ad eccezione del caso in cui vi siano assembramenti. Ci si chiede, però, per quale motivo in Italia tale decisione sia stata presa in considerazione solo adesso e perché ci sia bisogno di aspettare il via libera degli esperti del CTS. Diverse ricerche scientifiche, infatti, da tempo hanno dimostrato che non vi sia una reale necessità di utilizzare questi dispositivi di protezione all’esterno.

In tal senso, da uno studio [1] dell’Health Protection Surveillance Centre (Hpsc), l’ente che monitora la situazione epidemiologica in Irlanda, è emerso che solo un caso di Covid su mille è riconducibile ad un’infezione avvenuta all’aperto. Stima grossomodo confermata anche da una ricerca condotta in Cina l’anno scorso, da cui si è appreso che tra i 1245 casi di Covid analizzati, solo 3 erano attribuibili a persone contagiatesi all’aperto. Inoltre, il mese scorso il Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), l’agenzia governativa di controllo sulla sanità negli Stati Uniti, ha ammesso [2] che le misure imposte per l’utilizzo delle mascherine all’aperto si sono basate su studi sbagliati e su stime completamente inesatte e che i dati disponibili «supportano l’ipotesi che il rischio di trasmissione all’esterno sia basso».

In più, anche le decisioni prese da alcuni paesi europei rappresentano un’ulteriore conferma della poca utilità delle mascherine all’aperto. In Polonia, ad esempio, è dal 15 maggio che tale obbligo è stato rimosso, mentre in Francia dal 17 giugno è possibile togliersi le mascherine all’esterno.

Dunque, sulla base di tutto ciò ci si chiede quale sia l’esigenza di aspettare che il CTS si esprima. Infatti non solo sono già disponibili tutte le prove necessarie per muoversi in tal senso, ma in più gli “esperti” del Comitato non sono sempre stati protagonisti di scelte impeccabili. Basterà ricordare la recente bufera scoppiata nei confronti degli Open Day per i giovani con i vaccini a vettore adenovirale, a cui il CTS aveva inspiegabilmente dato il via libera [3] nonostante le raccomandazioni dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) di non somministrare tali sieri nelle persone al di sotto dei 60 anni.

[di Raffaele De Luca]