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Usa e Iran stanno cercando di ritrovare un accordo sul nucleare

Sono riprese, a Vienna, le negoziazioni in vista di un accordo sul nucleare tra Iran da una parte e Stati Uniti, Europa e Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dall’altra. Il piano risale al 2015 e le consultazioni stanno riprendendo dopo uno stallo di diversi anni, soprattutto in seguito all’uscita degli Stati Uniti, con Trump, nel 2018. Con la nuova amministrazione Biden, e soprattutto con la decisione dell’Iran di produrre 6,5 chili di uranio arricchito al 60% [1], gli Stati Uniti hanno optato per una ripresa delle negoziazioni.

A scandire la ripresa delle consultazioni c’è stata la rimozione, da parte degli Stati Uniti, di sanzioni introdotte giovedì scorso a danno di tre ufficiali iraniani e due aziende petrolchimiche colpevoli, secondo gli USA, di sostenere i Guardiani della Rivoluzione iraniana e il gruppo Houthi nello Yemen. Al momento, gli Stati Uniti non hanno partecipato direttamente agli incontri. L’Iran si è comunque espresso positivamente [2], dichiarando che nonostante le questioni da risolvere, non sembra esserci nessuna impasse.

Nel 2015, con l’accordo sul nucleare, l’Iran aveva acconsentito ad eliminare le sue riserve di uranio a medio arricchimento, di tagliere quelle a basso arricchimento del 98% e di ridurre di due terzi le sue centrifughe a gas per 13 anni. Aveva inoltre accettato un monitoraggio capillare delle sue attività nucleari e delle sue centrali, nonché la conversione di numerosi impianti. Tutto questo in cambio di una cessazione delle sanzioni economiche imposte da Stati Uniti, Europa e Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, imposte teoricamente proprio in ragione del programma nucleare iraniano.

Nel 2018, sotto pressione israeliana, Trump aveva optato per un’uscita unilaterale dall’accordo e aveva rinnovato le pesanti sanzioni economiche che, come sempre, per quanto indirizzate ad un regime, vanno a colpirne la popolazione. L’amministrazione Biden ha scelto un approccio differente, priorizzando la soluzione della minaccia nucleare iraniana [3].

Nel frattempo, la disapprovazione di Israele incombe sulle negoziazioni. Il nuovo presidente Bennett non ha cambiato linea rispetto al suo predecessore e ha dichiarato il piano «un errore» [4] rivendicando il diritto del paese, in quanto esterno ai patteggiamenti, di intervenire qualora l’Iran sviluppasse armi nucleari. Sarà da vedere come gli Stati Uniti risponderanno a queste pressioni. Alle varie tensioni a livello internazionale va oltretutto aggiunto che il 18 giugno in Iran avranno luogo le nuove elezioni presidenziali, un momento quindi particolarmente delicato e decisivo, anche in vista degli accordi di Vienna.

[di Anita Ishaq]