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Covid, ricerca italiana conferma: con le cure domiciliari diminuiscono i ricoveri

Le cure domiciliari possono prevenire i ricoveri in ospedale causati dal Covid-19: è quanto si apprende da uno studio effettuato dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e condotto in collaborazione con un gruppo di medici di base di Varese e di Teramo, i cui risultati erano già in pre-print e che adesso è stato pubblicato su EClinicalMedicine [1], magazine che fa capo alla rivista scientifica The Lancet. La ricerca ha avuto ad oggetto 90 pazienti con Covid-19 lieve, che sono stati curati a casa dai loro medici di famiglia sulla base dell’algoritmo proposto per il trattamento domiciliare. Si è avuta una diminuzione da 13 a 2 di quelli con esigenza di ospedalizzazione ed una riduzione di oltre il 90% del numero totale dei giorni di ricovero e dei conseguenti costi di trattamento, rispetto ad un gruppo di pazienti aventi le medesime caratteristiche, ma che erano stati trattati basandosi su regimi terapeutici differenti. I risultati della ricerca rivelano inoltre che i farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) sono probabilmente quelli più indicati nelle prime fasi della malattia.

Gli ideatori dello studio, Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istututo Mario Negri e Fredy Suter, primario emerito dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, hanno spiegato che nei primi 2-3 giorni il virus è in fase di incubazione e la persona non presenta sintomi. Solo nei 4-7 giorni successivi, si verificano i primi sintomi in quanto la carica virale aumenta. Per questo, intervenire in maniera tempestiva iniziando a curarsi a casa e trattando il Covid-19 come qualsiasi altra infezione respiratoria, ancora prima che sia disponibile l’esito del tampone, può rivelarsi utile.

Detto ciò, seppur tale ricerca resti comunque imperfetta in quanto retrospettiva, i suoi risultati sono stati confermati anche da un altro studio [2] di alcuni ricercatori inglesi ed australiani pubblicato su The Lancet. Quest’ultimo, infatti, ha avuto ad oggetto la somministrazione precoce di budesonide per via inalatoria (un preparato anti-asma che contiene una piccola quantità di cortisone), il quale «ha ridotto la probabilità di aver bisogno di cure mediche urgenti e ha ridotto i tempi di recupero dopo l’inizio del Covid-19».

Si tratta dunque di un’ulteriore prova dell’importanza delle cure domiciliari, già dimostrata da alcune ricerche scientifiche nonché dall’esperienza di altri paesi [3], che grazie ad esse hanno ottenuto ottimi risultati per ciò che concerne la gestione della pandemia.

[di Raffaele De Luca]