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Come il mercato delle droghe si è adattato alla pandemia

L’impatto economico e sociale del Covid-19 è stato devastante per l’intero pianeta ma contrariamente a come sarebbe logico pensare, la pandemia non ha fermato il narcotraffico e il consumo di stupefacenti in Europa. Il mercato della droga si è rapidamente adattato alla nuova situazione facendo un minor ricorso ai corrieri umani, cambiando circuiti e metodi delle consegne sia al dettaglio che all’ingrosso, intensificando l’uso di container intermodali, servendosi delle più innovative e protette tecnologie digitali all’interno del Dark Web e utilizzando sempre più spesso le criptovalute per gli scambi di denaro. Si è fatto uso di servizi di messaggistica criptati, applicazioni social, siti online, servizi di posta e consegna a domicilio. Tutto ciò ha aumentato di molto i profitti ma anche la varietà dei prodotti e il consumo soprattutto tra i più giovani. Per i trafficanti quello della pandemia è stato sicuramente un banco di prova che potrebbe, se non arginato, portare un ulteriore incremento della digitalizzazione dei mercati della droga favorendo un nuovo sviluppo e aumentando al contempo la diffusione e la possibilità di eludere più facilmente i controlli.

A lanciare l’allarme è la relazione sulla droga 2021 [1] dell’Osservatorio Europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (EMCDDA). che sottolinea tra l’altro: «I dati dei sondaggi online delle persone che auto-dichiarano il consumo di droghe suggeriscono anche un maggiore consumo di alcol, una maggiore sperimentazione di sostanze psichedeliche, come l’LSD e la 2C-B (4-bromo-2,5- dimetossi-feniletilamina) e di droghe dissociative come la ketamina. Questo dato coinciderebbe con una crescita della domanda di sostanze potenzialmente ritenute più adatte al consumo domestico. I dati dei sondaggi suggeriscono anche che probabilmente chi faceva uso saltuario di droghe prima della COVID-19 abbia ridotto o addirittura cessato il consumo durante la pandemia, mentre i consumatori più regolari l’abbiano aumentato».

Nell’Unione europea, secondo la relazione, nel 2020 la coltivazione di cannabis e la produzione di droghe sintetiche sono proseguite ai livelli pre-pandemici. Si è rafforzata la tendenza alla coltivazione di cannabis anche a livello domestico, in parte per le misure di confinamento. È stato rilevato anche, e con preoccupazione crescente, un abuso di benzodiazepine destinate a usi diversi da quello terapeutico. L’aumento del consumo di tali sostanze che compaiono sul mercato delle droghe illecite, è stato osservato tra i tossicodipendenti ad alto rischio, i detenuti e alcuni gruppi di consumatori di droga per scopi ricreativi, il che può essere motivato dal basso costo o da problemi di salute mentale che possono manifestarsi in soggetti particolarmente insofferenti all’isolamento legato alla pandemia. Nei primi periodi di lockdown si è invece determinato un minor consumo delle cosiddette droghe ricreative come l’MDMA, in quanto luoghi di ritrovo e discoteche erano rimasti chiusi.

Tuttavia, analisi eseguite sulle acque reflue di alcune città europee indicano che i consumi della maggior parte degli stupefacenti sono ritornati ai valori usuali a cominciare dalla cocaina di cui si sono registrati sequestri record. Nel 2019, ad esempio, ne sono state sequestrate 213 tonnellate in aumento rispetto alle 117 tonnellate del 2018 e alcuni dati preliminari riguardanti il 2020, indicano che la disponibilità non è diminuita nonostante il perdurare delle restrizioni.

[di Federico Mels Colloredo]