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L’App anti-Covid viola la privacy: il Garante boccia il governo italiano

Il Garante per la protezione dei dati personali ha bloccato [1] provvisoriamente il trattamento degli stessi effettuato da parte della società “Mitiga”, la quale gestisce l’app “Mitiga Italia”. Quest’ultima infatti aveva “esordito” il 19 maggio scorso ed era stata utilizzata per consentire l’ingresso ad un evento calcistico (la finale di Coppa Italia) esclusivamente ai tifosi in possesso di certificazione attestante l’avvenuta vaccinazione, la guarigione o, in alternativa, la recente negatività al Covid-19. Tuttavia, il Garante ha sottolineato come ciò non fosse legittimo in quanto al momento non esiste una «valida base giuridica per il trattamento di dati, anche particolarmente delicati come quelli di natura sanitaria», finalizzato ad accertare la situazione “Covid free” di coloro che partecipano ad un evento sportivo o ad altre manifestazioni pubbliche. E proprio per questo la misura «si è resa necessaria», in quanto vi è la possibilità che l’app Mitiga venga in futuro utilizzata per concedere l’accesso ad altri eventi o spettacoli.

In più, la società Mitiga non avrebbe dovuto mettere a disposizione questa app per perseguire tale fine: essa infatti aveva sottoposto il mese scorso l’applicativo all’Autorità ma, non essendo passato il tempo previsto dal Regolamento per una decisione a riguardo da parte della stessa, Mitiga «avrebbe comunque dovuto astenersi da ogni trattamento di dati». Per questo il blocco, oltre ad avere effetto immediato, «si protrarrà per il tempo necessario a consentire all’Autorità la definizione dell’istruttoria avviata».

Detto ciò, non si tratta della prima volta che il Garante per la protezione dei dati personali evidenzia la mancanza di una base giuridica adeguata sulla cui base possano essere trattati tali dati. Già ad aprile, riferendosi al cosiddetto “Decreto riaperture”, aveva sottolineato tramite un provvedimento [2] che esistessero gravi criticità legate alla volontà del governo di introdurre i pass vaccinali ed aveva affermato che fosse necessario un «intervento urgente a tutela dei diritti e delle libertà delle persone». Infatti, solo in base ad una legge statale (e non con un decreto) può essere subordinato l’esercizio di determinati diritti o libertà all’esibizione del pass.

[di Raffaele De Luca]