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Austerità e licenziamenti liberi: la ricetta Ue per il post-pandemia è sempre la stessa

L’Unione Europea ha messo gli occhi sull’Italia e punta il dito contro lo stop dei licenziamenti introdotto nel nostro paese e che arriverà presto, nei due scaglioni di giungo e ottobre, a conclusione. Nelle raccomandazioni [1] pubblicate il 2 giugno dalla Commissione europea, l’esecutivo dell’UE spiega come l’Italia sia l’unico Stato ad aver introdotto una norma simile e che ciò risulti essere deleterio per il mercato del lavoro. Con tale misura si avvantaggerebbero coloro che sono assunti a tempo indeterminato a discapito di quelli con contratto a tempo determinato. Insomma, sembra che l’Europa dica che se non si può proteggere tutti non si deve proteggere nessuno; in altre parole, meglio che diritti e garanzie non vi siano né per l’uno né per l’altro.

L’Unione Europea fornisce un importante assist a Mario Draghi, restio nel voler prorogare il blocco dei licenziamenti nonché sostenitore della necessità di operare una selezione delle aziende che sono sul mercato, aiutando solo i più grandi e accompagnando verso il fallimento tutte quelle aziende che l’ex banchiere centrale ha definito, nel documento stilato nel dicembre scorso per il Gruppo dei 30, “zombie [2]”.

Sull’argomento è intervenuto Maurizio Landini [3], Segretario generale della CGIL, il quale ha detto: «Non stiamo dicendo che non si può licenziare mai più, ma di fare il 31 ottobre per tutti». Landini ha poi tuonato: «Mi sono stancato di sentir parlare di garantiti e non garantiti. Chi sarebbero quelli garantiti? I lavoratori che pagano le tasse e prendono mille euro al mese? Sono stati tolti diritti ed è aumentata la precarietà, perché non tolgono quelle leggi balorde che hanno creato 30 forme diverse di lavoro? Gli imprenditori non trovano lavoratori stagionali? Vanno pagati di più».

Ma prima ancora che arrivassero le raccomandazioni da parte dell’UE, Wolfgang Schauble – già Ministro dell’Economia tedesco e ora Presidente del Bundestag – aveva dichiarato quale dovesse essere il bersaglio grosso: l’Italia. Dalle pagine del prestigioso Financial Times [4], Schauble ha detto che «dobbiamo tornare alla normalità monetaria e fiscale. L’onere del debito pubblico deve essere ridotto». Il tedesco si è poi rivolto direttamente al Primo Ministro italiano dicendo: «Sono sicuro che Draghi intenderà rispettare i principi di stabilità finanziaria».

Dunque, da Berlino il messaggio è chiaro e l’UE si è allineata immediatamente al coro lanciato. L’austerità rimane la via maestra da seguire anche al termine della pandemia.

[di Michele Manfrin]