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Stellantis: cassa integrazione in Italia, centinaia di assunzioni all’estero

Stellantis, gruppo automobilistico nato dalla fusione di FCA con PSA, sta man mano sempre più staccandosi dal nostro paese. Per chi lo avesse dimenticato, FCA era a sua volta frutto della fusione dell’italiana FIAT con Chrysler. Dunque stiamo parlando della nuova casa automobilistica che ha origine dall’azienda della famiglia Agnelli-Elkann che tanto ha dato al nostro paese ma che certamente ha avuto anche molto in cambio, riuscendo a sopravvivere nei momenti più difficili grazie a generosi interventi a fondo perduto dello Stato italiano. Potremmo dire che la riconoscenza del Paese non è stata molto contraccambiata. Già con la nascita di FCA c’erano già stati tagli di produzione in Italia e le sedi legale e fiscale erano emigrate verso lidi più convenienti all’azienda. Adesso, con la nascita di Stellantis il trend emigratorio sembra incrementare ancora.

Nel grande stabilimento di Melfi [1], in Basilicata, è stato annunciato 1.000 lavoratori saranno messi ancora in cassa integrazione anche per il mese di giugno. Gli operai sono mobilitati [2] in presidi e iniziative sindacali nonché con manifestazioni. Con il nuovo corso di Stellantis, i lavoratori degli stabilimenti ex FCA temono una smobilitazione della produzione dal nostro Paese. Infatti, nel mentre, l’azienda annuncia assunzioni [3] negli Stati Uniti (circa 500) e in Francia (circa 1300). Va ricordato che quest’ultima ha una quota diretta dello Stato all’interno di Stellantis poiché già presente nell’azionariato di PSA. Lo Stato francese ha quindi interesse diretto nell’azienda e certamente riesce ad esercitare una forza attrattiva maggiore con una pianificazione industriale ben studiata.

Nel primo trimestre dell’anno [4], Stellantis si è già piazzata alla testa d’Europa superando il Gruppo Volkswagen, beneficiando delle buone vendite dell’ex gruppo PSA mentre in Italia non si riesce a mantenere il passo con ritardi nel lancio dei nuovi modelli e con un tessuto industriale che cade a pezzi e con strategie e pianificazioni che mai vengono rispettate e che non raggiungono gli obiettivi prefissati. Carlos Tavares, Ceo di Stellantis, ha fatto notare come il costo di produzione in Italia sia maggiore come lo è la difficoltà dell’approvvigionamento delle materie.

Altra cosa che ha fatto notare Tavares è la scarsa attenzione del Recovery Plan del governo italiano per il settore automobilistico. Per quanto concerne la mobilità elettrica [4], l’inizio della produzione delle batterie è già stato affidato alla Francia che inizierà nel 2023 con un nuovo polo di produzione mentre il secondo verrà avviato in Germania nel 2025. Il terzo polo, non ancora assegnato, potrebbe finire alla Spagna, anziché all’Italia. Se il piano di Draghi ha previsto 1 miliardo di euro per energie rinnovabili e batterie, quello spagnolo prevede 10 miliardi e l’Italia rischia seriamente di perdere anche la produzione delle batterie delle nuove auto elettriche che saranno prodotte.

Mentre avviene tutto ciò, dopo decenni di prestiti e finanziamenti a fondo perduto dello Stato italiano all’azienda che un tempo prendeva il nome di FIAT, John Elkann viene addirittura nominato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Cavaliere del Lavoro [5]. Una delle massime onorificenze della Repubblica è quindi stata conferita a colui che ha portato la sede della finanziaria di famiglia, la Exor, in Olanda evitando così di pagare le tasse in Italia. Così patriota da portarvi successivamente anche la sede di Ferrari e quella di FCA.

[di Michele Manfrin]