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Cambiare le big oil da dentro: due attivisti ci provano entrando nel cda di Exxon

Il fondo di attivisti Engine No. 1 ha vinto: dopo una battaglia durata sei mesi e milioni di dollari investiti nella campagna [1], è riuscito a far eleggere due candidati nel consiglio d’amministrazione della ExxonMobile. Gregory Goff, ex amministratore delegato della società petrolifera Andeavor, e Kaisa Hietala, dirigente che ha favorito la conversione ai biocarburanti da parte della società energetica finlandese Neste, potranno ora dire la loro all’interno della principale multinazionale fossile degli Stati Uniti. Engine No. 1, che negli ultimi mesi aveva criticato [2] la gestione del gigante petrolifero sui temi climatici, in questo modo spera di guidare un significativo cambio di rotta verso una maggiore sostenibilità.

La strategia messa in atto dal gruppo è stata quella del cosiddetto azionariato critico. Ovvero quando, ad esempio, un’organizzazione non profit compra una quota di azioni di grandi società per ottenere il diritto di partecipare alle assemblee delle stesse. Uno strumento di pressione interna quindi, che mai aveva riscosso un successo simile. Grazie al sostegno di tre grandi investitori – BlackRock, Vanguard e State Street – i quali detengono nel complesso più del 20% delle azioni di Exxon, il giovane fondo Engine No.1 potrà dare così maggiore spazio a tematiche sociali e ambientali.

Un chiaro segnale che il settore degli investimenti sta cambiando. Una transizione energetica è inevitabilmente in atto e questo non può fare a meno di adeguarsi. Di conseguenza, anche le grandi multinazionali del petrolio dovranno fare altrettanto. A confermarlo il fatto che, nella stessa settimana, anche gli investitori di Chevron, altra nota ‘big oil’, hanno chiesto all’azienda di impegnarsi a ridurre le proprie emissioni di gas serra. Tuttavia, alla luce delle crescenti preoccupazioni degli investitori sul tema del riscaldamento globale, nulla esclude che i giganti petroliferi stiano cercando di recuperare credibilità. Anche fosse, il peso di nuovi consiglieri o le pressioni di chi finanzia, comunque, non potranno essere trascurate.

[di Simone Valeri]