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Gimbe, l’oracolo italiano dei dati sul Covid è finanziato dalle Big Pharma

La Fondazione Gimbe (Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze) si definisce un’organizzazione indipendente senza scopo di lucro che dal 1996 favorisce «la diffusione e l’applicazione delle migliori evidenze scientifiche» e che, da quando è iniziata la pandemia causata dal Covid-19, fornisce una «tempestiva e costante informazione indipendente sull’emergenza» grazie al suo team che «analizza ogni giorno i dati della pandemia e della campagna vaccinale». Tuttavia la tanto decantata indipendenza della Fondazione non sembra sussistere realmente, in quanto all’interno del suo stesso sito tra le “fonti di finanziamento” [1] compaiono i nomi di alcune case farmaceutiche produttrici dei vaccini anti Covid: AstraZeneca, Pfizer e Janssen (azienda della società farmaceutica Johnson&Johnson), con cui Gimbe afferma di aver lavorato. Oltre a ciò, la Fondazione offre anche servizi a pagamento ad enti sia privati che pubblici, tra i quali spiccano i corsi di formazione venduti ai principali enti sanitari nazionali e locali: l’Istituto superiore di sanità (Iss [2]) e l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas [3]). Dunque, non solo Gimbe non risulta essere realmente indipendente, ma difatti non è nemmeno una “organizzazione senza scopo di lucro”, in quanto non riceve denaro esclusivamente tramite le donazioni. In più, questo modo di operare contrasta con lo statuto [4] della Fondazione, nel quale si legge che uno degli obiettivi è quello di «migliorare l’etica e l’integrità della ricerca».

A tutto questo si aggiunga che, secondo il deputato della Lega Claudio Borghi [5], ci sarebbe un precedente enigmatico da chiarire: un contributo pubblico di 39.500 euro erogato a Gimbe nel 2018 dall’Istituto Superiore di Sanità per una collaborazione scientifica e firmato da Walter Ricciardi. Si tratta di colui che nel 2016 si era aggiudicato il “Premio Evidence” [6] di Gimbe e che attualmente riveste il ruolo di consigliere del Ministro della Salute Roberto Speranza. Sulla base di ciò, il deputato ha spiegato al quotidiano Il Giornale [7] di essere interessato a comprendere «quali siano i rapporti della Fondazione con il Ministero della Salute, con Iss e con le istituzioni sanitarie locali», se essa «partecipi ai processi decisionali della politica sull’emergenza Covid», se «riceva o meno finanziamenti pubblici» e, nel caso in cui li riceva, Borghi vorrebbe capire «da chi vengano erogati ed a fronte di quali servizi». Così Il Giornale ha cercato di porre tali domande a Gimbe, che però al momento si è rifiutata di fornire delle risposte a riguardo.

Eppure si tratta di questioni di notevole importanza, dal momento che le previsioni (spesso catastrofiche ed a volte errate [8]) e le analisi della Fondazione vengono riportate dai mass media ed accolte positivamente dagli esperti che, indirettamente, sottolineano l’affidabilità delle stesse. È chiaro, però, che la loro attendibilità in realtà non sia così scontata ed un conflitto di interessi (dovuto ai finanziamenti ricevuti dalla Fondazione) sembra quantomeno plausibile: siccome le analisi condotte da Gimbe hanno ad oggetto i dati forniti dall’Iss, e quest’ultimo risulta essere tra i finanziatori della Fondazione, è improbabile che vi sia una totale imparzialità da parte della stessa. Dunque ci si chiede perché, nonostante Gimbe sia inevitabilmente legata a Big Pharma ed agli enti pubblici, venga ancora oggi presentata come un’organizzazione indipendente e senza scopo di lucro.

[di Raffaele De Luca]