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Come gli USA hanno influenzato le elezioni in Ecuador

Il leader conservatore Guillermo Lasso, il 24 maggio scorso, ha giurato come presidente dell’Ecuador presso l’Assemblea Nazionale a Quito, succedendo all’uscente Lenin Moreno. Lasso, oligarca appartenente all’Opus Dei, riesce a diventare Presidente dell’Ecuador al suo terzo tentativo, risultando vincitore al ballottaggio contro l’economista di sinistra Andrés Arauz (che aveva vinto il primo turno), già ministro durante la presidenza di Rafael Correa. Fin da quando Correa divenne Presidente dell’Ecuador nel 2007, avviando la “rivoluzione dei cittadini” con l’adozione di una nuova costituzione – gli Stati Uniti, tramite la CIA, si sono adoperati per porre fine alle rivendicazioni e alle politiche socialiste e sovraniste del nuovo corso assunto all’epoca dal paese Latinoamericano. Arauz aveva tutta l’intenzione di riprendere il percorso della “rivoluzione dei cittadini” [1] mentre c’era chi voleva proseguire con la strada intrapresa dall’ex Presidente Lenin Moreno – colui che ha permesso l’arresto di Julian Assange, in esilio come rifugiato politico nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra.

Il miliardario Lasso, già noto per conti offshore [2] e per la proprietà di centinaia di immobili in Florida [3] (per un valore di 30 milioni di dollari), è riuscito a diventare Presidente grazie all’appoggio di gruppi ambientalisti e indigenisti corrotti e finanziati ingentemente dagli USA. Yaku Pérez [4], leader del partito ambientalista, socialista e indigenista Pachakutik, candidato nelle ultime elezioni presidenziali, ha sostenuto i colpi di stato in Bolivia, Brasile, Venezuela e Nicaragua. Il suo partito è finanziato dagli Stati Uniti e la sua campagna ambientalista è promossa da lobbisti di grandi aziende.

Pachakutik è strettamente legata alle ONG finanziate da Washington e dagli Stati membri dell’UE. I leader del partito sono stati formati dal National Democratic Institute (NDI) finanziato dal governo degli Stati Uniti, un ritaglio della CIA che opera sotto gli auspici del National Endowment for Democracy (NED). Gli elenchi pubblici NED [5] riportano oltre 5 milioni di dollari in sovvenzioni per le ONG in Ecuador solo negli anni 2016-2019. Gran parte di questo denaro ha finanziato gruppi di opposizione anti-Correa come Pachakutik e i suoi alleati.

Pachakutik nasce dalla volontà del CONAIE [6] (Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador) di iniziare a fare attività politica istituzionale. Senza una vera connotazione politica, il CONAIE raggruppa le comunità indigene dell’Ecuador che intendo preservare e sviluppare l’identità indigena del paese. Fin dall’elezione di Correa, gli Stati Uniti hanno cercato di distruggere tale rete sociale che, man mano, si era fatta politica e che stava assumendo un ruolo rilevante nella società dell’Ecuador. Numerose comunicazioni del Dipartimento di Stato, pubblicate da Wikileaks [7], mostrano quale sia la strategia statunitense adottata in Ecuador, Colombia e Venezuela.

I finanziamenti e la corruzione sono serviti per rompere e disgregare tale rete indigenista ed ecologista. La spaccatura divenne manifesta nell’ottobre 2019 quando i leader del CONAIE, Leonidas Iza e Jaime Vargas, contribuirono a guidare le proteste contro le riforme neoliberali imposte dal Presidente in carica Lenín Moreno mentre Pérez non prese parte [8] alle manifestazioni antiliberiste.

Lasso consapevole della retorica “ecosocialista” di Pérez e Pachakutik e dell’operazione di marketing politico, non ha avvertito minaccia, anzi. L’oligarca Lasso dichiarò pubblicamente, prima del voto del 7 febbraio 2021, che se Pérez fosse passato al secondo turno, egli lo avrebbe sostenuto volentieri [9] per sconfiggere i correisti guidati da Arauz. L’endorsement del banchiere non sorprende se si considera che, nel 2017, prima di cambiare il suo nome da Carlos a Yaku, lo stesso Pérez sostenne la candidatura presidenziale di Lasso [10].

Manuela Picq, accademica franco-brasiliana, moglie di Yaku, è un’importante attivista anti-correista e avversaria dei governi di sinistra in America Latina. Picq ha partecipato alla rete [11] che ha contribuito, nel 2019,  al colpo di stato ai danni del Presidente indigeno ed ecologista della Bolivia, Evo Morales. Quando nell’ottobre 2020, la maggioranza indigena di Evo Morales Partito del Movimento Verso il Socialismo (MAS) ha vinto le elezioni, venne invitata una delegazione del CONAIE ma non Perez.

Così gli Stati Uniti operano [12] nell’America Latina, finanziando movimenti sociali, partiti, narcos e gruppi paramilitari [13], al fine di posizionare uomini e donne che portino avanti la propria agenda o che non permettano l’applicarsi e l’affermarsi di politiche alternative a quelle volute e imposte da Washington. I casi sono molti e tra i più recenti vi sono la suddetta Bolivia di Evo Morales e il Venezuela bolivarista, di Chavez prima e Maduro poi. Questo avviene perché la dottrina elaborata da John Quincy Adams e pronunciata da James Monroe, nel 1823, detta Dottrina Monroe, con cui si esprime la supremazia statunitense sul continente americano è oggi considerata sempre valida: ciò che ha portato gli USA a considerare il centro-sud America come il proprio cortile di casa.

[di Michele Manfrin]