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Le nazioni del G7 non finanzieranno più il carbone

Le sette maggiori economie del mondo hanno concordato sull’adottare misure che riducano l’uso di fonti energetiche fossili e le conseguenti emissioni di anidride carbonica. Tra gli obiettivi lo stop, entro la fine del 2021, ad ogni finanziamento a favore di centrali a carbone. È quanto hanno annunciato con un comunicato congiunto [1] i Ministri dell’Ambiente del gruppo G7 che comprende Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Un passo decisivo, quindi, per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050 e rispettare quanto fissato negli Accordi di Parigi. L’intenzione, inoltre, è di eliminare gradualmente ogni sostegno economico a tutti i combustibili fossili. In ballo anche la conferma di voler mantenere il riscaldamento globale al di sotto degli 1,5°C. E ancora, entro il 2030, le 7 nazioni tenteranno poi di decarbonizzare buona parte del loro mix elettrico.

I finanziamenti al carbone, più di ogni altro sostegno economico, sono incompatibili con la lotta ai cambiamenti climatici. L’aiuto monetario, avanzato da enti statali o privati, a beneficio di centrali energetiche basate su questo combustibile è quindi destinato a cessare. In primo luogo, proprio in virtù del forte impatto ‘climalterante’ della più primitiva tra le fonti fossili. Costituito essenzialmente da carbonio e altri elementi in tracce, il carbone ha trovato impiego come combustibile a partire già dalla Rivoluzione Industriale. Data la sua abbondanza e la facile reperibilità, questo materiale è diventato indispensabile. Tant’è che ancora oggi è il combustibile fossile più utilizzato dopo il petrolio.

Il carbone però, peggio di qualunque altra fonte energetica, una volta combusto libera una percentuale di gas serra elevatissima. Basti pensare che, a parità di energia generata, le emissioni di anidride carbonica sprigionate da questo sono il 30% in più di quelle emesse dalla combustione del petrolio e perfino il 70% in più di quelle sprigionate dal gas naturale. Il suo impiego comporta, inoltre, un’elevata pericolosità per la salute umana a causa del rilascio di polveri sottili. Non a caso, i paesi con i più alti tassi d’inquinamento e di decessi ad esso correlati, sono proprio quelli la cui sussistenza energetica è basata perlopiù sul carbone.

[di Simone Valeri]