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Covid, appello di 40 scienziati inglesi: no alla vaccinazione dei bambini

Un gruppo formato da oltre 40 medici, ricercatori e docenti universitari inglesi ha recentemente inviato una lettera [1] alla MHRA (l’Agenzia regolatoria dei medicinali del Regno Unito) in cui vengono espressi dubbi e perplessità sulla sicurezza e sulla necessità delle vaccinazioni anti Covid nei bambini. In tal senso, i firmatari hanno fatto riferimento ad alcuni documenti governativi trapelati di recente, i quali suggeriscono che «l’implementazione del vaccino Covid-19 nei bambini di età superiore ai 12 anni è già pianificata per settembre 2021» e la possibilità che i bambini dai 5 anni in su si vaccinino «si concretizzerà in estate nella peggiore delle ipotesi».

Nello specifico gli autori del testo ritengono che se da un lato i potenziali benefici sono chiari per gli anziani e le persone vulnerabili, dall’altro non lo sono per i bambini, nei confronti dei quali «l’equilibrio tra benefici e rischi sarebbe molto diverso». Infatti, «nessun bambino sano sotto i 15 anni è morto durante la pandemia nel Regno Unito ed i ricoveri in ospedale o in terapia intensiva sono estremamente rari. La maggior parte di essi non ha sintomi o ne ha di molto lievi». Successivamente, nella lettera viene affrontato il tema della sindrome “long-Covid”, caratterizzata dal protrarsi dei sintomi e delle complicazioni della malattia per un periodo di tempo maggiore rispetto a quello dell’infezione acuta. Tale sindrome è infatti stata «citata come motivo per vaccinare i bambini», tuttavia secondo i ricercatori «ci sono pochi dati concreti». Inoltre, quest’ultima «sembra essere meno comune e molto più breve rispetto agli adulti e nessuno degli studi sul vaccino ha valutato questo aspetto».

Oltre a tutto ciò, i firmatari invitano a non ripetere gli errori commessi in passato, verificatisi quando i vaccini sono stati immessi sul mercato in fretta. In tal senso, essi fanno riferimento al vaccino per l’influenza suina “Pandemrix”, ed a quello contro la dengue, il “Dengvaxia”. Infatti, il primo «fu lanciato dopo la pandemia del 2010 e provocò oltre mille casi di narcolessia in bambini e adolescenti, prima di essere ritirato», mentre il secondo «fu distribuito ai bambini prima dei risultati completi della sperimentazione, e 19 di loro morirono per un possibile potenziamento anticorpo-dipendente (ADE), ed anch’esso fu ritirato». Infine, i medici affrontano anche il tema dell’immunità, affermando che se quest’ultima verrà acquisita naturalmente, «darà una migliore, più ampia e duratura copertura rispetto alla vaccinazione». Inoltre, «i bambini non hanno bisogno della vaccinazione per sostenere l’immunità di gregge», in quanto «già due terzi della popolazione adulta ha ricevuto almeno una dose di vaccino ed i bambini non trasmettono così facilmente la Sars Cov 2 [2] come gli adulti».

Dunque i firmatari ritengono che, sulla base di quanto riportato, le attuali evidenze disponibili sul rapporto rischi-benefici non giustifichino la «somministrazione di sieri sperimentali ai bambini, i quali non hanno praticamente alcun rischio legato al Covid, mentre si troverebbero di fronte a rischi noti e sconosciuti derivanti dai vaccini».

Nonostante tutto ciò, però, anche l’Europa sembra essere vicina ad un’approvazione dei vaccini per i bambini. In tal senso il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha recentemente dichiarato che probabilmente «il 28 maggio l’Ema darà l’ok al vaccino Pfizer anche per la fascia 12-15 anni». Inoltre, alcune aziende farmaceutiche hanno iniziato gli studi sui vaccini nei confronti dei bambini ancora più piccoli. A tal proposito, l’azienda farmaceutica Pfizer ha affermato [3] che spera di «ricevere l’autorizzazione per la vaccinazione dei bambini tra 6 mesi e 11 anni entro l’inizio del 2022».

[di Raffaele De Luca]