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Serve migliorare ma il primo obiettivo è raggiunto: il 17% del Pianeta è protetto

Oggi si può affermare che importanti progressi sono stati compiuti nella preservazione del nostro pianeta. Il Protected Planet Report 2020 [1], rapporto biennale pubblicato col contributo di National Geographic Society [2], riporta i traguardi raggiunti in relazione all’Aichi Biodiversity Target 11 [3], l’obiettivo globale decennale richiedente la conservazione di almeno il 17% delle aree terrestri e di acque interne, e il 10% delle aree costiere e dell’ambiente marino. Il rapporto indica che il 16,64% degli ecosistemi terrestri e delle acque interne, e il 7,74% delle acque costiere e oceaniche sono attualmente aree protette e conservate, mostrando che negli ultimi dieci anni, la superficie terrestre preservata è aumentata di oltre 21milioni di Km2. Considerando che molte aree protette della Terra restano non dichiarate, quando anche i dati di queste saranno resi disponibili, verrà chiaramente dimostrato il superamento dell’obiettivo di protezione del 17%.

Il Protected Planet Report 2020 però, specifica che, nonostante i buoni risultati ottenuti, ci sono ulteriori obiettivi da raggiungere. Il primo è migliorare la qualità delle aree protette per ottenere dei cambiamenti positivi, sia per le persone che per la natura. Questo perché la biodiversità è sempre a rischio e continua a diminuire, anche all’interno delle zone preservate. Inoltre queste ultime, ove possibile, devono essere ben collegate tra loro, al fine di consentire agli animali di spostarsi e, di conseguenza, ai processi ecologici di funzionare. Tuttavia, stando ai dati, meno dell’8% del territorio è sia protetto che connesso.

Un altro punto importante del rapporto riguarda le gestione delle aree. Nello specifico si richiede di identificarle, tenendo anche conto delle popolazioni indigene, delle comunità locali e delle entità private, riconoscendone i diritti ma anche le responsabilità. Non solo. Viene inoltre specificato quanto sia importante considerare gli sforzi di conservazione dei nativi, poiché sono i primi custodi delle aree protette e quindi fondamentali per il futuro dell’ambiente. È quindi anche necessario gestire in modo equo questi territori e fare in modo che i costi di conservazione non gravino sulle popolazioni locali.

Questi punti rientrano nel prossimo grande obiettivo che le comunità internazionali dovranno impegnarsi a raggiungere, il quale verrà trattato durante la Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, che si terrà prossimamente a Kunming (Cina): garantire la preservazione del 30% di terra, acqua dolce e marina, entro il 2030.

[di Eugenia Greco]