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Livorno e Napoli: i portuali si mobilitano per fermare il traffico di armi verso Israele

La portacontainer Asiatic Island partita il 6 maggio da Haifa (Israele), è attraccata al porto di Livorno nella giornata di venerdì, dove però la sua sosta è stata breve a causa della protesta dei portuali: seppur non si sapesse con certezza cosa sarebbe stato caricato sulla nave, la mobilitazione è stata fatta per impedire un eventuale carico di armi destinato all’esercito di Netanyahu e manifestare la solidarietà al popolo palestinese. Anche i lavoratori del Porto di Napoli aderenti al sindacato “SI Cobas” si sono schierati contro lo «smistamento di armi che attraversano i nostri scali». In un recente comunicato [1] hanno espresso la loro vicinanza ai palestinesi, che «da anni subiscono una spietata repressione ad opera di Israele», ed hanno denunciato la «complicità del governo italiano e della quasi totalità delle forze parlamentari con l’aggressione israeliana, nonché il silenzio-assenso dello Stato al transito di armi da guerra israeliane nei nostri porti». «Ma le nostre mani non si sporcheranno di sangue per le vostre guerre», hanno aggiunto i lavoratori.

Dunque, l’opposizione al trasporto di armi ed esplosivi nei porti civili si fa sempre più consistente. A tal proposito va anche ricordato che il Collettivo autonomo lavoratori portuali di Genova, i lavoratori del porto di Livorno e quelli di altri porti italiani ed europei stanno dando vita ad una grande rete che avrà lo scopo di non consentire l’attracco ed il carico delle navi che vengono utilizzate per tale fine. Si tratta infatti di una pratica consolidata che, evidentemente, sempre più portuali hanno intenzione di combattere.

[di Raffaele De Luca]