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L’Europa respinge illegalmente migliaia di migranti e rifugiati

Alla fine di aprile 2021, è stato pubblicato il report di Protecting Rights at Borders [1] (PraB). Il documento riporta le testimonianze di respingimenti illegali di migranti e rifugiati lungo i confini raccolte da una serie di organizzazioni di difesa dei diritti umani nei paesi che hanno partecipato al monitoraggio: Italia, Grecia, Bosnia Herzegovina, Macedonia e Ungheria. I casi registrati sono ben 2162. In due casi su tre, il respingimento era non solo illegale ma anche violento. Come ha dichiarato il The Guardian [2], sembrerebbe che i paesi membri dell’Unione Europea stiano collaborando tra di loro, in maniera informale, per perseguire una linea molto dura e extra-legale in fatto di accoglienza.

I respingimenti illegali sono messi in atto dalla polizia e dagli agenti che controllano le frontiere. In molti casi, riporta il documento, questi episodi non vengono registrati da nessuno. Il che fa supporre che i 2162 casi di cui parliamo non siano che una frazione degli abusi commessi regolarmente lungo i confini. Dei casi registrati, nel 31% si tratta di diniego di richiesta d’asilo, nel 24% di violenza fisica e assalto e nel 27% di furto, estorsione o distruzione di proprietà.

Sono 176 i casi di cosiddetto “chain pushback,” ovvero respingimenti che attraversano più confini. Lungo tutti i confini monitorati (Italia-Francia, Italia-Slovenia, Serbia-Romania, Grecia-Turchia, Croazia-Bosnia), si sono registrati numerosi episodi violenza e aggressione (anche con manganelli e cani). I respingimenti più violenti sono quelli dalla Romania (nel 46% dei casi è stato riportato abuso fisico). Ad essere vittima di questi trattamenti sono sopratutto gli uomini, ma nel 13% anche bambini.

In Italia, queste pratiche sono severamente vietate non solo perché violano i diritti fondamentali dell’uomo, ma anche perché ogni persona ha diritto ad inoltrare una domanda di asilo e a vedere il suo proprio caso esaminato specificamente. Secondo il rapporto, però, queste pratiche sono anche molto comuni, al punto da poter essere considerate degli strumenti (de facto) nel controllo dei confini.

È importante sottolineare, come fa il report, che non ci si può semplicemente fidare dei controlli di frontiera, sperando che facciano il loro lavoro umanamente e nel rispetto della legge. È necessario invece monitorare questi episodi regolarmente e pretendere che chi commette questi crimini si prenda le sue responsabilità. Oltretutto, conclude il documento, quello dei respingimenti violenti non è che uno degli aspetti di un trend più ampio che sta prendendo piede in Europa, che consiste in una progressiva contrazione del rispetto delle procedure del diritto internazionale che si basano sui diritti umani e civili. Violazioni delle quali è stata accusata recentemente la stessa Frontex [3], l’Agenzia europea per le frontiere.

[di Anita Ishaq]