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La Commissione Europea ha sospeso il piano di investimenti con la Cina

La Commissione Europea ha sospeso un importante accordo commerciale con la Cina, noto con il nome di “EU-China comprehensive agreement on investment [1]. L’accordo era stato ratificato a dicembre del 2020, dopo ben 7 anni di negoziati, ed era entrato in vigore il 1° marzo 2021. Il vicepresidente della Commissione UE Valdis Dombrovskis ha [2]però dichiarato che l’ambiente non era «favorevole» alla ratifica. Lo scetticismo contro questo accordo era molto forte sia nel parlamento stesso che fuori, e si aggiungeva ad una lotta di sanzioni e contro-sanzioni che avevano guastato i rapporti tra Cina e Unione Europea.

L’accordo era considerato da Dombrovskis un momento chiave per l’economia mondiale considerata la tradizionale chiusura cinese alle aziende straniere. Prevedeva un’apertura del mercato cinese alle imprese europee: soprattutto per i settori della manifattura, edilizia, telecomunicazioni, pubblicità e trasporti aerei. L’accordo prevedeva inoltre un generale rafforzamento della cooperazione economica tra UE e Cina e imponeva a quest’ultima di adottare le linee guida delle Nazioni Unite sui temi di lavoro e politica sociale. Un punto delicato, considerato che la Cina costringe gli Uiguri ai lavori forzati [3].

Si era poi scatenato un gioco di sanzioni reciproche tra l’Unione Europea e la Cina che aveva inasprito i rapporti, esasperato tensioni latenti e messo in discussione l’attuabilità dell’accordo commerciale. L’UE, che si era mantenuta più neutrale rispetto agli Stati Uniti sulla questione degli Uiguri, ha improvvisamente imposto delle sanzioni alla Cina nel marzo 2021, subito dopo la ratifica dell’accordo. Era da 30 anni che l’Europa non imponeva sanzioni alla Cina: dall’embargo sulle armi dopo il massacro di Tienanmen nel 1989. La Cina, dal canto suo, si è ribellata la decisione, che ha criticato come alimentata da bugie e disinformazione [4], imponendo le sue proprie sanzioni sull’UE.

Gli Stati Uniti, con la nuova amministrazione Biden, ovviamente non vedevano di buon occhio questa collaborazione. Ma non erano certo gli unici: anche numerosi parlamentari europei si erano opposti a questo piano di investimenti, nonché molti difensori dei diritti umani, preoccupati per l’approccio cinese alla tutela dei diritti (come si è visto nei campi degli Uiguri ma anche a Hong Kong). Comunque sia, il piano non è stato formalmente annullato, soltanto rimandato, a seconda se le tensioni tra Bruxelles e Pechino si distenderanno. Il futuro prossimo non sembra però promettere nulla in questo senso [5].

[di Anita Ishaq]