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I pescherecci italiani stanno subendo attacchi in Turchia

Nuova aggressione a peschereccio italiano da parte di pescherecci turchi. Dopo la sassaiola di ieri contro un peschereccio di Mazara del Vallo, nelle acque internazionali al largo di Cipro, il San Giorgio I è stato accerchiato da motopesca turche durante una battuta in acque internazionali tra Turchia e Siria. Dopo l’attacco subito insieme al Giacalone, il peschereccio San Giorgio I aveva deciso di allontanarsi da quelle acque ma ciò non è bastato ad evitare lo scontro.

In una nota [1], la Marina Militare riporta: «Alle ore 10.10 circa, nelle acque a nord di Cipro, si è verificata un’interazione tra un imprecisato numero di pescherecci turchi e due pescherecci nazionali (“Giacalone” e “San Giorgio 1°”). I pescherecci turchi hanno lanciato materiali (pietre e fumogeni) e realizzato manovre cinematiche ravvicinate (una delle quali è sfociata in un contatto con il motopesca Giacalone, che ha riportato danni lievi). In area sono intervenuti la fregata della Marina Militare Italiana Margottini in attività di pattugliamento a 35 miglia a sud, inserita nel dispositivo NATO». Sul posto è intervenuta anche la Guardia Costiera turca che ha ingaggiato i pescherecci con propria bandiera per farli desistere.

Nonostante ciò, all’indomani, la San Giorgio I – che si era allontanata dalle acque dell’aggressione – è stata nuovamente attaccata [2] da motopesca turche. Gli armatori si lamentano e chiedo un intervento delle istituzioni italiane. Gli episodi seguono a distanza di una settimana dall’attacco armato subito dai pescherecci italiani da parte di una motovedetta della Guardia Costiera libica, a 75 miglia a nord-est di Tripoli.

Nel giro di pochi anni, circa 16.000 pescatori hanno perso il posto di lavoro, mentre 600 sono stati arrestati e 3 hanno addirittura perso la vita. Gli scontri scaturiscono dalla così detta “guerra del pesce” che ha origine, nel 2005, con le pretese libiche di espandere in maniera unilaterale la grandezza delle proprie acque territoriali, fino 74 miglia a largo della propria costa.

Nella partita però non c’è solo il pesce e i giocatori sono molti perché la posta è ancora più alta. Il Mediterraneo orientale rappresenta un valore strategico assoluto in termini di estrazione di gas naturale [3], con riserve stimate in 3.000 miliardi di metri cubi. Molti sono i paesi interessati, anche tra coloro che non vi hanno diretto sbocco. Dal 2019, con il Memorandum turco-libico [4], la Libia è supportata dalla Turchia [5] (con proprie pretese di controllo), con cui ha un accordo per la spartizione delle acque nel Mediterraneo orientale. Tale accordo ha causato l’ira di Grecia e Cipro [6] che, nel frattempo, hanno rafforzato i propri rapporti con Israele [7].

Gli equilibri sono molto fragili e gli interessi in gioco sono molto grandi, tanto per quanto riguarda la massa d’acqua e la pesca tanto di più per ciò che sta sotto al fondale.

[di Michele Manfrin]