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Perché gli Usa vogliono liberare i brevetti sui vaccini?

Lo scorso anno, di questi tempi, partiva la corsa al vaccino. Grazie ad una grossa iniezione di liquidità statale [1], la ricerca – e la conseguente produzione del vaccino – veniva accelerata esponenzialmente per poter arrivare all’unica cosa che è stata ritenuta come salvifica rispetto alla pandemia Covid-19. In Europa, il vaccino arrivò nel Natale scorso, nel giorno di Giovanni Evangelista. Fin da subito, vista la grossa partecipazione dello Stato nella ricerca e nella produzione, si parlò della possibilità di un vaccino gratuito per tutti, in nome della fratellanza e della solidarietà umana in una situazione di drammaticità globale. Nel giro di poco tempo il dibattito scemò. Entrarono in campo attori privati e “filantropi” [2], con grandi capacità economiche e politiche, che fecero deragliare il corso di questa storia. Il risultato finale fu che le case farmaceutiche si misero in tasca un “pacco di soldi”, nonostante la liquidità statale iniettata inizialmente. Adesso, a distanza di un anno, si torna a parlare della possibilità di rendere liberi i vaccini.

La proposta di “liberare i vaccini” è arrivata dal Presidente USA, Joe Biden, dopo che India e Sudafrica hanno fatto grandi pressioni nei confronti dell’OMS e del WTO. Così, il dibattito è sembrato tornare sull’opportunità di rendere disponibile a chiunque i vaccini contro il Covid-19. Dal momento della dichiarazione di Biden, molti leader mondiali si sono accodati in un giubilo di ritrovato spessore della politica rispetto alle questioni economiche e finanziarie. Nonostante gli strombazzamenti mediatici, le cose sembrano un po’ ridimensionate e da collocare su spazi e dimensioni diverse.

Anzitutto, le dichiarazioni fatte da Katherine Tai [3], Rappresentante permanente USA presso il WTO, evidenziano come gli USA siano favorevoli ad una ridiscussione delle regole in seno all’organizzazione ma partendo dall’intoccabile base della proprietà intellettuale. Emerge con evidenza che la volontà statunitense non sia quella di sospendere i brevetti – che avrebbe motivazioni etiche e morali – ma piuttosto che sia quella di dare priorità a soluzioni di tipo logistico-finanziarie inerenti la produzione, la distribuzione e la commercializzazione a prezzi abbordabili dei vaccini. Chi si era illuso che una pandemia globale, paragonata da media e politici ad una guerra, potesse mettere in secondo piano le strutture e le sovrastrutture del mondo capitalista globalizzato dovrà necessariamente ricredersi. Inoltre, gli esperti fanno notare che per arrivare anche alla modifica di alcune regole in seno al WTO – non quella sulla proprietà intellettuale – ci vorrebbero mesi di estenuanti dibattiti che mettano insieme i più disparati interessi in questione.

Le case farmaceutiche sono comunque pronte alla “guerra” e già mettono le mani avanti e prospettano enormi problemi di approvvigionamento e di falsificazione nel caso in cui venga sospesa la proprietà intellettuale e i brevetti annessi. Per il momento, l’effetto della proposta Biden sembra solamente quello di aver spaccato l’Europa [4]. Alcuni sostengono la proposta di Biden e sostengono anche la necessità di sbloccare l’export dei vaccini (che invece gli USA non permettono), mentre altri sono molto scettici se non fortemente contrari.

E se guardiamo ai particolari rapporti tra USA e Germania, si potrebbe vedere nella mossa di Biden una spallata all’alleato europeo che da mesi sembra voler smarcarsi dalla pressante politica estera di Washington (vedi la questione North Stream 2 [5]). Nel caso (remoto) di una sospensione dei brevetti, chi ci rimetterebbe di più sarebbe infatti la Germania. Il vaccino Pfizer-BionTech è prodotto dalla casa farmaceutica statunitense Pfizer su licenza della tedesca BionTech, che ne detiene il brevetto. Dunque, sospendere il brevetto favorirebbe Pfizer [6] – che possiede impianti e konw-how –  e danneggerebbe BionTech che guadagna soltanto dalla proprietà intellettuale del vaccino. La proposta di Biden, strumentalizzata dalla propaganda mainstream come segnale di profondo cambiamento nel sentimento globale sulla questione pandemica, sembra essere più una minaccia alla Germania, con Merkel che si è già detta profondamente contraria [7] alla proposta di Biden e che non si è nemmeno presentata alla conferenza di Porto.

[di Michele Manfrin]