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Ciad, dove la Francia sostiene una transizione autoritaria per interesse

Venerdì scorso, nella capitale del Ciad N’Djamena, si sono tenuti i funerali del presidente Idris Déby Itno, morto il 20 aprile in uno scontro con un gruppo di ribelli. A prendere il suo posto sarà il figlio Mahamat Idris Déby Itno. Al funerale ha partecipato anche il premier francese Emmanuel Macron: il Ciad è un’ex-colonia francese, parte della cosiddetta Françafrique, e il presidente Itno era un importante alleato della Fracia.

Il Ciad è un paese in subbuglio. Al nord si sta scatenando una rivolta armata e tutto il paese teme un’esasperazione della situazione, che porti a conflitti e violenza. La successione del figlio di Itno si inserisce scomodamente in questo contesto difficile. L’opposizione la dichiara un vero e proprio colpo di stato e difatti si tratta di una mossa inconstituzionale e nepotistica. Secondo la costituzione del Ciad, quando c’è un vuoto di potere a subentrare dovrebbe essere il presidente dell’assemblea nazionale. In questo caso invece, sta subentrando il capo della guardia presidenziale, nonché figlio dell’ex presidente, con alle spalle il consiglio militare. Itno stesso è consapevole dell’incostituzionalità della situazione attuale e ha dichiarato che prenderà il potere solo per 18 mesi, per garantire una transizione graduale. È lecito però dubitare delle sue parole.

Quali sono gli interessi dell Francia in tutto questo? Itno è sempre stato un alleato francese, soprattutto perché ha guidato l’esercito del Ciad nella lotta contro il jihadismo, nella regione del Sahel, proprio a fianco dell’esercito francese. Oltretutto, il Ciad è un paese molto legato alla Francia, e soprattutto dipendente da quest’ultima. Tra il 1900 e il 1940 è stato una colonia francese, ma si è sempre trovato in una condizione di sottosviluppo: i francesi lo usavano solo per la produzione di cotone e per la manodopera, impiegata in colonie più importanti. Gli investimenti nelle infrastrutture sono stati minimi e, per questo motivo, anche dopo la decolonizzazione, il Ciad ne è uscito come un paese fondamentalmente fragile. Spesso si è ritrovato a dipendere dall’ex potenza coloniale, sia da un punto di vista politico che militare che monetario (il Ciad usa il franco Cfa, come tutta la regione della Françafrique).

Soprattutto in questo momento, in cui il paese è instabile e vessato da lotte intestine, il sostegno della Francia è quasi una necessità. Sicuramente la lotta contro il jihadismo è importante a livello internazionale e per proteggere la zona, seppure il coinvolgimento francese nella guerra al terrorismo si sia spesso tradotto nell’attacco a ribelli che volevano prendere il potere [1]. Sorge spontanea la domanda: alla Francia interessa la democrazia in Ciad?

[di Anita Ishaq]