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Torino, scrittore messo sotto sorveglianza dal Tribunale per un romanzo anarchico

Per il militante anarchico e scrittore torinese Marco Boba, all’anagrafe Marco Bolognino classe 1968, il prossimo 21 aprile ci sarà l’udienza del Tribunale di Torino per decidere, su richiesta del PM, se applicare la misura cautelativa di sorveglianza speciale, a causa del suo libro considerato di stampo anarchico «Io non sono come voi» uscito nel 2015 per Eris edizioni [1]. Si fa principalmente riferimento alla frase riportata nella quarta di copertina e detta dal protagonista del libro in un dialogo:

«Io odio. Dentro di me c’è solo voglia di distruggere, le mie sono pulsioni nichiliste. Per la società, per il sistema, sono un violento, ma ti assicuro che per indole sono una persona tendenzialmente tranquilla, la mia violenza è un centesimo rispetto alla violenza quotidiana che subisco, che subisci tu o gli altri miliardi di persone su questo pianeta».

Il virgolettato che nella richiesta giudiziaria viene fatto passare per pensiero dell’autore, è stato estrapolato dal romanzo per far capire al lettore la storia, l’atmosfera e lo stile narrativo. Il romanzo infatti è scritto in prima persona e tutto ciò che viene detto è da attribuirsi al personaggio e non all’autore. Anna Matilde Sali della casa editrice Eris afferma: «Troviamo davvero pericoloso e allarmante che in questi atti ci sia finito un romanzo» e ha aggiunto: «Non possiamo accettare che diventi una prassi, se no qualsiasi libro potrebbe diventare un’aggravante. Questa volta è capitato in ambito di movimento, domani chissà». Anche lo scrittore ha dichiarato: «Ho iniziato a fare politica a 15 anni ora ne ho 53 e non mi sono mai ravveduto. Ed è quello che mi viene imputato nella richiesta di sorveglianza speciale, che mi pare quasi un reato di opinione. Ero, sono e resto anarchico. La Procura mette insieme di tutto e di più, le mie condanne e denunce, la mia partecipazione a Radio Blackout e altro»

Il Tribunale di Torino non è nuovo nell’applicare la sorveglianza speciale in un modo che pare sconfinare nel reato di opinione. Uno dei casi più recenti è quello di Eddi Marcucci, che è stata riconosciuta come socialmente pericolosa e ha subito pesanti restrizioni alla libertà personale in quanto attivista NoTav e per essersi unita nel 2018 alla YPJ (Unità di protezione delle donne), milizia formata da donne che si battono contro il fondamentalismo islamico e sostengono il diritto alla libertà della popolazione curda in Rojava (il Kurdistan siriano). Stesso destino anche per l’attivista Dana Lauriola che, nel 2012, è sta condannata a due anni di carcere per “violenza privata” e “interruzione di servizio di pubblica necessità” per aver partecipato a una dimostrazione pacifica sull’autostrada Torino-Bardonecchia e aver espresso al megafono le motivazioni del movimento NoTav.

La misura cautelativa della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, norma risalente al periodo fascista istituita da Mussolini nel 1931 e modificata nel 2011, è una misura di prevenzione attiva sia in Italia che in Europa. Si è più volte discusso sulla sua legittimità costituzionale e sulla conformità ai principi contenuti nella Cedu (Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali), in quanto può essere applicata anche solo sulla base di indizi e senza nessuna prova di commissione di illeciti.

[di Federico Mels Colloredo]