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L’acqua radioattiva di Fukushima sversata nell’oceano non è un pericolo, ecco perché

La società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima, la Tokyo electric power, ha deciso di sversare nell’oceano l’acqua contaminata da radiazioni. Nonostante gli allarmismi, questo non rappresenta alcun pericolo. Vediamo perché. Le cisterne di stoccaggio della centrale giapponese contengono oltre 1 milione di tonnellate di acqua. Di queste, solamente 20 grammi sono effettivamente radioattivi. In sostanza, la radioattività media per litro dell’acqua contenuta nelle cisterne sarebbe più o meno equivalente a quella di una radiografia: 700.000 Bq (Bequerel). Considerando poi che l’oceano Pacifico contiene 720 milioni di chilometri cubi d’acqua, ogni rischio si annulla. La radioattività – già di per sé minima – andrebbe, infatti, in contro ad una diluizione estremamente elevata. Inoltre, i rilasci non saranno istantanei bensì graduali. L’acqua contaminata verrà quindi sversata su un lungo periodo di tempo proprio per evitare ogni rischio sanitario.

Nelle centrali nucleari, l’acqua è impiegata per raffreddare il nocciolo del reattore allo scopo di mantenerlo alle temperature adeguate. L’acqua impiegata viene inevitabilmente contaminata dalle radiazioni e deve, pertanto, essere periodicamente sostituita. Le particelle radioattive sono indubbiamente dannose ma, a fare la differenza, sono le quantità e la durata dell’esposizione. Niente allarmismi quindi. Basti pensare che solo il Potassio 40 contenuto nel Pacifico ha una radioattività di 15.000 EBq (Exa-Bequerel), sette ordini di grandezza superiori a quella dell’acqua usata per raffreddare i reattori di Fukushima. Del resto, perfino il nostro corpo ha una sua radioattività naturale.