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Il Parlamento europeo ha votato una nuova legge contro le emissioni di CO2, ma servirà a poco

Da tempo l’Ue si è dotata di una legge che dovrebbe servire a costringere le aziende più inquinanti a ridurre le proprie emissioni di CO2, ma fino ad oggi non ha mai funzionato, tanto che le emissioni sono diminuite di un misero 1% negli ultimi 15 anni. L’attuale legge prevede un tetto alle emissioni per ogni azienda, ma queste possono acquistare sul mercato ulteriori quote di emissioni (il sistema Emission Trading Scheme [1]) e in più in alcuni paesi è ancora attivo il sistema dei crediti di carbonio gratuiti, che permette di sforare senza nessun onere economico. Questo sistema venne pensato per evitare che le aziende delocalizzassero in Paesi extra-Ue con legislazioni ambientali più permissive, ma alla prova dei fatti non è servito per ridurre le emissioni, né per impedire le delocalizzazioni che evidentemente sono spinte anche da altri fattori, come la riduzione del costo del lavoro.

La nuova legge [2], proposta dai Verdi, prevedeva di eliminare gradualmente i crediti di carbonio gratuiti e mettere una tassa sulle importazioni di CO2. Un modo per obbligare realmente le industrie alla conversione, continuando a cercare di impedire le delocalizzazioni, non attraverso un sistema di premi (i crediti gratuiti) ma di dazi doganali. Tuttavia il Partito Popolare (maggioranza dell’emiciclo) si è opposto, sposando le posizioni delle lobby industriali, ed è riuscito ad approvare un emendamento che mantiene in vita il sistema dei crediti gratuiti. Dal Parlamento esce quindi una norma azzoppata, senza reali possibilità di incidere sulle emissioni. Dopo il colpo di mano dei popolari i verdi hanno deciso di astenersi dalle votazioni. La norma dovrà comunque essere ratificata dalla Commissione Europea per diventare operativa.