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Come i Paesi occidentali importano deforestazione fingendo di agire per l’ambiente

I paesi ricchi dell’Occidente stanno contribuendo alla deforestazione globale anche se allo stesso tempo le foreste al loro interno stanno riallargandosi. Può sembrare un paradosso, ma l’enorme importazione di prodotti alimentari e di legname dai paesi del sud del mondo, costringe questi ultimi ad una deforestazione selvaggia [1] per creare sempre maggiori spazi per le coltivazioni. Spazi che non possono essere sostituiti dalle riforestazioni in altri paesi. La differenza che ne consegue fra “deforestazione importata” e “deforestazione esportata è che i paesi ricchi causano il 12% della deforestazione globale. Inoltre le deforestazione su “commissione” si concentra su foreste tropicali primarie e autoctone (la maggior parte in Brasile e in Indonesia) spesso più produttive delle foreste temperate, cioè capaci di immagazzinare più carbonio e più ricche di biodiversità.

Mettere riparo a questa situazione è urgente ma non semplice. I paesi ricchi dovrebbero prendersi carico e aiutare i paesi più poveri ad analizzare e migliorare i sistemi di coltivazione dando supporti tecnologici, migliori sementi, concimi e tecniche innovative di produzione agricola. Potrebbe essere anche importante preservare le foreste primarie e autoctone che non sono ancora state disboscate rispetto alle foreste ricresciute che hanno perso i loro ecosistemi precedenti. Dovremmo quindi tenere presente che l’area forestale non è l’unico aspetto che conta: dove si trova quella foresta e quanto è ricca di vita è altrettanto importante.