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Lo stato italiano chiede verità per Regeni, ma ha appena venduto altre armi all’Egitto

L’Italia e tutta l’Europa continuano ad armare il regime egiziano di Al Sisi, lo stesso che a parole viene criticato per la repressione del dissenso e verso il quale le istituzioni italiane continuano, almeno a parole, ad esigere la liberazione di Patrick Zaki nonché verità e giustizia per la morte di Giulio Regeni. L’ultima commessa è per 50 missili da crociera a lungo raggio SCALP, dal costo unitario di 1,35 milioni di euro, testati per i cacciabombardieri egiziani e con un raggio d’azione fino a 500 km. L’affare – reso noto con una pubblicazione dal Jane’s Information Group [1], editore britannico specializzato in informazioni militari – è stato portato a termine tra governo egiziano e il consorzio industriale Mbda, azienda missilistica europea il cui 25% delle azioni è di proprietà di Leonardo Company (società italiana il cui socio di maggioranza è il ministero del Tesoro, quindi lo stato italiano).

Secondo la relazione del maggio 2020, presentata alla camera [2], l‘Egitto negli ultimi 4 anni è stato il primo paese per numero di armi acquistate in Italia, con una cifra pari a 871 milioni di euro. A seguito del caso Regeni l’Italia aveva fermato l’export di armi verso l’Egitto, ma dal 2018 questo è ripreso a pieno ritmo. Alcune riviste specializzate precisano che la spedizione degli armamenti in questione fa parte di una commessa più ampia che ammonterebbe a oltre 100 unità.