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A Cortina la devastazione ambientale procede nel nome dei grandi eventi invernali

4,2 miliardi di litri in tre anni, questo il consumo d’acqua derivante dall’innevamento artificiale delle piste da sci a Cortina. È quanto trapela dai dati trasmessi dalla Regione Veneto. I canoni di derivazione, versati dal 2017 al 2019 dalla società che gestisce gli impianti di risalita della nota località sciistica, ammonterebbero alla misera cifra di 19.681,62 euro. Senza contare il bilancio energetico. “Un singolo cannone per l’innevamento artificiale – ha spiegato ad Altreconomia [1] Renato Frigo, presidente del CAI Veneto – ha un motore da 30 kiloWatt, cioè dieci volte un’utenza domestica”. Per un chilometro di pista, quindi, è richiesta una potenza installata da 500 kW. Ad allarmare, inoltre, l’alterazione del paesaggio naturale per far posto ai ‘grandi eventi’ invernali. Come la deforestazione per dare spazio ad una nuova cabinovia o agli sbancamenti e riporti per modellare la pendenza della pista “Cinque Torri” o di quelle sotto al massiccio montuoso delle Tofane.

Alla luce degli impatti ambientali che le precedono, le Olimpiadi del 2026 non sembrano poi così lontane. L’alterazione del paesaggio e il consumo delle risorse sono in contrasto con la lotta ai cambiamenti climatici. Stessi cambiamenti che mettono a repentaglio, fra le altre cose, proprio le stagioni sciistiche, le quali rischiano di essere ogni anno più corte. “L’incremento delle temperature dovute ai cambiamenti climatici ha incrementato in modo deciso la velocità di sublimazione della neve – ha commentato Frigo – soprattutto alle quote medie e nelle piste esposte a Sud”.