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India: il governo chiede più informazioni sul vaccino, Pfizer si ritira dal Paese

La multinazionale Pfizer ha ritirato la domanda di approvazione del suo vaccino anti-Covid in India, dopo aver rigettato la richiesta del governo di Delhi, che per approvarne l’utilizzo aveva richiesto che fosse condotto uno studio locale sulla sicurezza e l’immunità garantita. La vicenda si trascinava da qualche settimana: già il 25 gennaio Pfizer aveva comunicato al governo indiano che avrebbe accettato di condurre ulteriori test solo se prima fosse stato siglato il contratto di acquisto dei vaccini, al rifiuto da parte dello Stato indiano la multinazionale ha deciso di ritirare la propria domanda di approvazione, secondo quanto rivelato dalla agenzia Reuters [1].

L’agenzia del farmaco indiana ( la Central Drugs Standard Control Organization – Cdsco) aveva scelto di non raccomandare il vaccino Pfizer-BioNTech in quanto “gli effetti collaterali riportati all’estero erano ancora in fase di studio”. Inoltre, il ministero della Salute indiano aveva richiesto alla multinazionale americana di condurre un test ponte anche su un numero di pazienti indiani per verificare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini prima di procedere all’autorizzazione. Pfizer ha rifiutato, chiedendo all’India di accontentarsi degli studi condotti in Usa e Europa.

Quella di richiedere test locali è una pratica usuale in India, già accettata nelle scorse settimane da AstraZeneca, il cui preparato vaccinale contro il Covid è in distribuzione nel paese dal 16 gennaio scorso, parallelamente al vaccino Covaxin, realizzato dall’azienda indiana Bharat Biotech.