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Iran-Usa: prove di pace sul trattato nucleare

Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha chiesto all’Unione Europea di mediare con Washington per riportare pienamente in vigore l’accordo sul nucleare siglato nel 2015. La nuova amministrazione americana per ora risponde con cautela (“prima ci consulteremo con alleati e congresso poi potremo fare qualche proposta” secondo le parole [1] del portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price) ma l’intenzione pare quella di cercare di riattivare l’accordo. Per ora c’è stallo su chi dovrebbe fare la prima mossa: l’Iran chiede che vengano rimosse le sanzioni e poi provvederà a fermare l’arricchimento dell’uranio, Biden ha già precisato che casomai il processo deve essere quello inverso, tuttavia sono dettagli superabili se ce ne sarà l’intenzione politica. Un nuovo accordo che tutti sembrano volere tranne Israele, il cui ministro agli Affari coloniali Tzachi Hanegbi ha dichiarato [2]: “”Gli USA non attaccheranno mai gli stabilimenti nucleari in Iran. Israele deve decidere se accettare un Iran con il nucleare o agire in maniera indipendentemente per eliminare un tale pericolo”.

L’Accordo di Vienna , firmato da Teheran con le grandi potenze (Stati Uniti, Cina, Russia, Germania, Francia, Regno Unito) oltre che con l’UE, impegnava la Repubblica islamica a rinunciare al proposito di acquisire la bomba atomica, in cambio della revoca di tutte le sanzioni economiche. Un accordo nato sotto l’amministrazione Obama e dal quale Donald Trump uscì unilateralmente nel 2018.