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Twitter paladino della democrazia a Paesi alterni: in India censura le proteste dei contadini

A differenza di quanto accaduto durante l’assalto a Capitol Hill, in cui Twitter si è eretto paladino della giustizia, in India il social network ha censurato, su richiesta del Governo, dozzine di account appartenenti ai contadini che da mesi protestano nel Paese. Tra coloro, i cui profili sono stati trattenuti per incitamento all’odio e alla violenza (motivazione usata per bloccare anche l’account di Trump), è compresa Caravan, un’agenzia di stampa che conduce giornalismo investigativo e che stava fornendo copertura delle proteste. L’account della testata è stato bloccato e poi riattivato. La censura ha interessato anche gli account di molti leader agricoli e sostenitori della protesta.

Un funzionario del governo ha comunicato che il ministero degli Interni indiano aveva chiesto la sospensione di “quasi 250 account”.  L’ordine è stato emesso contro chi utilizzava l’hashtag #modiplanningfarmersgenocide iniziato il 30 gennaio, per coordinare le proteste. Le leggi indiane sulla tecnologia dell’informazione autorizzano il governo a cercare di bloccare i contenuti online ritenuti incitanti a perturbare l’ordine pubblico.

Da più di due mesi decine di migliaia di agricoltori organizzano proteste [1] contro il governo di Nuova Delhi, chiedendo il ritiro delle nuove leggi sull’agricoltura che liberalizzano i prezzi di vendita,  andando a creare – secondo le ragioni dei contadini in protesta – un sistema che favorisce l’enorme potere contrattuale dei grandi acquirenti privati ​​a discapito dei coltivatori.