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Etiopia, le violenze nel Tigrè continuano nel silenzio internazionale

Le Nazioni Unite hanno ricevuto numerose segnalazioni di violenze sessuali e abusi nella regione del Tigrè, colpita duramente nei mesi scorsi dal conflitto in Etiopia [1]. Pramila Patten, rappresentante speciale delle Nazioni, come segnala Aljazeera, dice di essere molto preoccupata per le gravi accuse provenienti dalla regione. Soprattutto da Mekelle, capitale del Tigrè. Secondo quanto riferito, alcune donne sono state costrette dai militari a fare sesso in cambio di prodotti di prima necessità. Altre sono state spinte a compiere atti sessuali con i propri familiari. Non ci sono dati certi, però, dal momento che nessuna organizzazione internazionale ha in programma di intervenire attivamente. Pare, però, che centri medici abbiano riscontrato un notevole aumento della domanda di contraccettivi d’emergenza e test per le infezioni a trasmissione sessuale. Elementi che fanno pensare ad un incremento di violenze sessuali.

Il primo ministro etiope Abiy Ahmed aveva dichiarato la vittoria dopo che il suo esercito era riuscito ad entrare nella capitale a novembre [2]. Anche se i leader del Fronte di liberazione popolare del Tigrè (gli oppositori dell’esercito del primo ministro) hanno promesso di continuare a combattere, al momento la guerriglia sembra essere cessata. Sorprende, quindi, che mentre la polizia federale e la polizia locale sono tornate in città, riprendendone il controllo, continuano ad aumentare le segnalazioni di stupro. Più di quanto accadeva mentre il conflitto era ancora vivo.