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Italia, la pacchia delle multinazionali del delivery: 100 milioni di ricavi, 300 mila euro di tasse

Le tre più grandi società del food delivery che operano in Italia fatturano incassi per quasi 100 milioni di euro l’anno ma lasciano al fisco appena 300 mila euro di tasse, è quanto emerge da un’inchiesta pubblicata su Business Insider [1]. L’Inglese Deliveroo nell’ultimo anno fiscale (2019) ha versato al fisco 113.945 euro a fronte di 50 milioni di ricavi, la statunitense Uber Eat 193.000 con 5,3 milioni di fatturato, mentre la spagnola Glovoè riuscita nell’impresa di versare zero euro a fronte di ricavi per 35,6 milioni di euro. Come è possibile? Le aziende hanno regolari divisioni italiane, ma riescono a non versare nulla per quanto riguarda l’imposta sugli utili (Ires) per il semplice motivo che di utili ufficialmente non ne fanno. Ad esempio Deliveroo Srl, che ha sede a Milano, ha un debito nei confronti di Roofods Ltd (la società inglese che la controlla) di 11.662.910 €, quindi tutti gli utili rientrano in patria sotto forma di rimborso del prestito. Glovo riesce a fare di “meglio”: operando ufficialmente in perdita per 12,8 milioni.

In Italia rimangono le briciole, anzi il saldo è negativo visto che le ingenti commissioni che i ristoratori pagano per il servizio di consegne a domicilio vengono detratte dalle imposte che i essi versano. Il tutto attraverso un sistema che si alimenta dello sfruttamento dei fattorini, inquadrati come collaboratori esterni, pagati a cottimo e senza tutele in caso di malattia ed infortunio.