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L’India vuole distruggere il paradiso naturale di Goa per il carbone

Alle ripercussioni del turismo sul piccolo Stato di Goa, in India, si è sommata la minaccia del carbone che ora il Paese si trova ad affrontare. Un progetto del governo centrale indiano prevede infatti il raddoppio della linea ferroviaria, la costruzione di un’autostrada a quattro corsie e quella di una centrale elettrica per fare di Goa un hub del carbone. Tra le conseguenze di questo piano turistico-economico, la scomparsa di 378 ettari [1] di foresta e l’abbattimento di 40.000 alberi. I tre progetti intaccherebbero il Parco nazionale di Mollem, con il santuario naturale di Bhagwan Mahaveer e le cascate di Dudhsagar. Ad essere interessato è uno degli otto centri mondiali per la biodiversità dell’Unesco, un’area protetta di 240 km².

Il progetto, nonostante sia pianificato in nome dell’interesse pubblico e di Goa, è di fatto imposto dal governo federale di Nuova Delhi senza alcuna consultazione pubblica. Per questo all’ultima protesta hanno partecipato oltre 8.000 [1]persone. Il piano fa parte del disegno del governo conservatore di Narendra Modi, accusato [2] di approfittare della pandemia per annacquare le normative ambientali. Nel complesso, la perdita in termini di vegetazione ammonterebbe ad almeno 37.000 esemplari.

A tutto questo si oppongono i movimenti ambientalisti. Una lettera di protesta [3] indirizzata al ministro dell’Ambiente è stata firmata da oltre 100 tra ricercatori, attivisti e membri di vari istituti come il National Board for Wildlife, il Project Tiger e il Forest Advisory Committee.